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Verso un nuovo ordine mondiale.

Feb 20, 2025 | 2025, Commenti

Ogni tanto, mi chiedo come, uno storico che viva tra trecento anni ( immaginando che tra trecento anni vi sia ancora qualcuno, e qualcuno che scriva di Storia ), potrebbe raccontare ed interpretare il ‘900 e il primo secolo del Secondo Millennio.

Naturalmente, è una domanda, in fondo, particolarmente oziosa.

Nessuna interpretazione di quello storico, avrà una qualsiasi influenza sulla mia vita, che, purtroppo, sarà già abbondantemente finita e dimenticata.

Noi, oggi, siamo soliti interpretare la Pace di Westfalia, del 1648 – seguita alla cosiddetta Guerra dei Trent’anni – come la sanzione di un’Europa fondata essenzialmente su Stati Nazionali.

E gli Stati Nazionali, sono quelli che ci hanno accompagnato negli ultimi trecento anni, come fondamentale istituzione umana. Sarà così ancora fra trecento anni ?

La risposta non riguarda noi, come persone, ma provare a darne una, forse significa cercare di aprire, almeno un poco, il sipario proprio sul nostro futuro, ammesso un futuro possa esistere.

In una prospettiva storica, ad esempio, l’affermarsi degli Stati Nazionali, ha condotto con sé la necessità di dotare questa istituzione, di una “narrazione”, che la legittimasse, e che convincesse le persone, al bisogno, a morire per essa.

Prima, le persone potevano essere tenute insieme da una religione; da un signore locale che amministrava la Legge; da un re cui essere devoti.

Era divenuto invece necessario spiegare, perché un abitante di Marsiglia, dovesse sentirsi chiamato in causa, a certe condizioni, esattamente come un abitante di Parigi.

Si sono esaltate, all’interno di ciascun confine, caratteristiche comuni alla maggioranza delle persone che vi abitavano, e le si è trasformate, si potrebbe dire, in precetti morali: i valori morali della maggioranza hanno preteso di divenire i valori identitari di una specifica popolazione entro determinati confini, e la maggioranza delle persone aveva valori morali derivanti da tradizione e religione imposte spesso in passato con la forza; e un valore identitario, non solo definisce la caratteristica maggioritaria di una popolazione, ma la definisce anche in rapporto, e in conflitto, col valore identitario di altri. Certe caratteristiche sociali, economiche, politiche, culturali, religiose, divenivano il segno distintivo di un francese, rispetto ad uno spagnolo, ad esempio.

Territorio, e valori morali maggioritari, e potere concentrato nelle mani di sovrani assoluti, sono divenuti la narrazione identitaria di una determinata popolazione, talvolta imposta con la violenza a minoranze di ogni tipo, e certamente alle donne.

Noi oggi, possiamo raccontare come, dalla Pace di Westfalia, si sia arrivati ai nazionalismi che diedero origine alla Prima Guerra Mondiale; e possiamo raccontare gli errori della Pace dopo la Grande Guerra, che contribuirono a far nascere il fascismo, e poi il nazismo; e possiamo raccontare il legame tra queste forme di autoritarismo/totalitarismo e le specifiche scelte in loro favore operate dal Capitale dopo la prima Guerra Mondiale, e dopo la Rivoluzione Russa; e possiamo raccontare come il nazionalismo si sia trasformato/evoluto, in fascismo e nazismo, e come l’imperialismo di queste ideologie, abbia condotto il mondo alla Seconda Guerra Mondiale, all’Olocausto e all’uso dell’atomica; possiamo raccontare come, proprio in reazione a nazionalismi, e autoritarismi/totalitarismi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, vi sia stato un tentativo di comporre un nuovo ordine internazionale, almeno in parte fondato su un diritto internazionalmente riconosciuto.

E forse, gli storici tra trecento anni potranno raccontare come oggi, si stia ponendo in discussione quell’ordine internazionale basato, almeno formalmente, sul diritto.

All’ombra delle armi atomiche, e del cambiamento climatico.

Il motore del cambiamento ha origine nella contraddizione esistente tra un sistema economico che, per sua natura, ha carattere planetario, e il governo di porzioni dell’umanità, che non ha carattere planetario, ma carattere più limitato, perchè statuale. Le prerogative statuali però, sono state spossessate in larghissima parte, proprio dalle ricadute planetarie delle scelte del sistema economico. Le popolazioni che vivono all’interno di confini statuali, avvertono che le influenze esterne – delocalizzazioni produttive e flussi migratori compresi – comprimono e peggiorano le loro condizioni materiali, senza che si abbia la possibilità di governarle al loro livello mondiale e, per questo ai governi nazionali, che sono gli unici cui, credibilmente, sia possibile chiedere, chiedono essenzialmente protezione, e non soluzione di contraddizioni che hanno origine troppo lontano da loro.

Nella generalità dei Paesi democratici, non v’era, e non v’è una risposta progressiva sui temi della Protezione e della Sicurezza, ma mentre si praticava ( e pratica ), una sistematica spoliazione delle risorse in favore delle nazioni più ricche, si spacciava per identitaria una miscela consumistica di diritti e libero mercato, convinti che questo, di per sé, risolvesse i problemi della Sicurezza e della Protezione delle persone, messe in questione invece proprio dalle concrete forme che quella economia di consumo, via via andava assumendo.

I concreti comportamenti internazionali, dei paesi “Democratici” non hanno esteso la sfera d’influenza di una forma di governo, per sua natura, sempre incerta e sempre bisognosa di successivi aggiornamenti e revisioni, ma anzi, per la doppiezza esercitata a livello mondiale hanno contribuito a rafforzare gli autoritarismi, anche religiosi, spesso proprietari di essenziali materie prime, come le fonti energetiche, in primo luogo.

All’interno dei singoli confini, in particolare degli Stati che si dicono democratici, è in corso una ridefinizione radicale dei caratteri fondativi del governo del popolo. E questa ridefinizione non nasce, se non in parte, come frutto di una speculazione intellettuale che costruisca una ideologia. Essa nasce direttamente nell’azione, quale espressione immediata dei poteri e degli interessi economici transnazionali ( assolutamente consapevoli però delle radici specifiche di ciascuno in determinati stati nazionali ). La saturazione di notizie false e propaganda che distorce la realtà, è, di per sé, una azione, anche di guerra, talora. Gli effetti, di azione, e comunicazione insieme, sono amplificati dalle enormi capacità diffusive dalla nuova tecnologia dell’informazione, in particolare dalle piattaforme di Social Network.

Viene portato a compimento un processo che è iniziato circa cinquanta anni fa, dopo la prima crisi petrolifera, e che ha avuto modo, in questo tempo, di sedimentare il consenso ad una pura idea di comando. L’intervento, nel senso di una distorta e strumentale concezione dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione di governo, in questi ultimi cinquanta anni, ha sistematicamente eroso l’equilibrio tra potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, ovunque; e ovunque, per questa via, tende a delegittimare ogni potere che non sia stato direttamente eletto dal popolo. Una delegittimazione funzionale solo ad accrescere il potere Esecutivo e a svincolarlo da ogni controllo, sia previsto dalle Leggi, che sociale.

In questo senso, l’Italia di Berlusconi, ancora una volta, ha fatto da apripista a tendenze diffuse poi nel mondo.

Sono state molte, anche a Sinistra, le fascinazioni verso la necessità di dotare di maggiori poteri la funzione esecutiva, in nome di una malintesa idea ( magari sventolata come puro pretesto ), secondo la quale, i processi democratici più complessivi e la partecipazione popolare possono ritardare, talvolta gravemente, l’assunzione di decisioni importanti.

I cittadini, e le cittadine sono stati resi, e sono, sempre più indifferenti alla partecipazione diretta alle forme della Democrazia, che della Democrazia sono talvolta sostanza ( a partire dal diritto di voto ) e sempre più sono influenzati a livello sociale e culturale, da un sistema economico che, contemporaneamente, chiede costante competizione, nessuna mediazione sociale e quindi la solitudine della persona di fronte al mercato e protezione dei propri interessi da parte dei poteri statuali ( che ha contribuito a metter lì dove sono ). In tal modo, si finisce col compiere sempre meno le proprie scelte in base a discriminanti valoriali, ma, esattamente come chiede il sistema economico, sempre più sulla base della loro finalizzazione ( più o meno reale ), ad un immediato interesse e profitto individuale o di gruppo.

Non vi è quasi più alcun interesse, rispetto al futuro, che è percepito comunque peggiore di quanto le generazioni precedenti abbiano potuto vivere. Le persone, strette tra le conseguenze inevitabili di una economia finanziaria e della rendita, globalizzata, e l’impossibilità ad agire sulle cause della propria precarizzazione complessiva di vita, a partire dal singolo Stato nazionale, non avendo dinanzi a sé prospettive credibili, finiscono col chiedere solo che siano almeno rimossi i cambiamenti intervenuti in larga parte dopo la caduta del Muro di Berlino; a partire dalla costruzione di una società multietnica, e, anche per questo, multiculturale, percepita come causa prima di disordine sociale e dell’assottigliarsi delle risorse statuali disponibili allo Stato Sociale, pur se invece essa è avvenuta sotto la spinta di un mercato che ha privilegiato solo i profitti di imprese sempre più grandi e sempre più inattaccabili.

In questo quadro, le alleanze costruite dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono, a loro volta, destabilizzate da quanto avviene all’interno dei singoli confini.

Le forze più pronte, a cercare saldature al loro potere, oltre i perimetri statuali, sono quelle che hanno introiettato come “naturale” l’assenza di confine dell’economia, divenuta paradigma indiscutibile nella sua attuale forma astratta e totalmente al riparo da ogni reale intervento che ne metta in discussione la struttura e i fini, e si comportano come forze rivoluzionarie che intendano estendere ovunque la propria capacità d’intervento e d’imporre direzione, senza alcuna cura delle frontiere nazionali di cui non si riconosce più la fondatezza. E senza alcun riguardo all’idea, faticosamente praticata dopo la Seconda Guerra Mondiale, che fosse possibile una Alleanza tra pari.

Ecco allora crearsi una saldatura tra interessi e soggetti diversi, che magari hanno anche casa in diversi confini nazionali, persino un tempo confliggenti, ma che hanno un unico e comune nemico: il potere della consapevole partecipazione popolare e delle sue possibilità di controllo egualitario sui poteri, in primo luogo economici.

E quando uno scossone, trova modo di propagarsi, oltre il proprio luogo d’origine, è terribilmente difficile, fermarlo, o deviarne la direzione, perché vuol dire che esso ha acquisito una egemonia, e che questa egemonia intende esercitarsi producendo effetti reali che mutano la struttura stessa dei poteri, e ne cambiano gli equilibri.

E questo processo, avviene attraverso una “narrazione” che costruisce consenso, non solo per mezzo dei suoi contenuti, ma anche per mezzo delle sue dinamiche. Questa narrazione, come tutte le narrazioni che abbiano aspirazioni totalitarie, inizia con una ridefinizione del senso delle parole; con la costruzione di un nuovo linguaggio.

La Libertà, diviene libertà da ogni regola e controllo, per chi possa economicamente permetterselo; l’Eguaglianza, diviene inaccettabile appiattimento del merito ( e il merito, è, essenzialmente potere economico, al di là delle mistificazioni ); la Solidarietà, diviene carità privata per poche categorie di esclusi. L’esercizio del potere giudiziario, lungi dal considerare la legge “uguale per tutti”, diviene controllo e repressione del dissenso e del conflitto sociale. Etc.

Questa narrazione ha però, tra gli altri, un ineludibile punto debole, una sua contraddizione intrinseca: non può pretendersi infatti, di risolvere gli effetti negativi sulle persone di un mercato che non accetta alcuna regola, da parte di coloro i quali sostengono, e anzi ancor più vogliono consolidare, questa forma di mercato.

Ma per far esplodere questa contraddizione, occorre coraggio: quello che la Sinistra mondiale degli ultimi quaranta anni, non ha avuto.

Questa forma di mercato produce cambiamento climatico, potenzialmente letale per l’intera umanità, e produce guerra. E’ questa forma di mercato, che andrebbe posta in discussione.

La Sinistra mondiale, in particolare nei paesi democratici, negli ultimi quaranta anni, non è stata in grado di sottrarsi al richiamo della razionalità del mercato. Quasi tutta la storia dell’economia, e quasi tutti gli economisti, hanno lavorato per trasformare l’economia in una Scienza. E la Scienza fornisce risultati certi e misurabili. Esattamente quello che non offre l’economia. Ma per la Sinistra, orfana in parte di esperienze storiche alternative, il richiamo alla razionalità delle teorie di mercato, ha consolidato, culturalmente, l’idea che non possa esistere una alternativa altrettanto efficiente ed efficace del mercato, nel produrre ricchezza e sviluppo.

Affermazione che non desidero qui contestare; ma forse gli storici del futuro, potranno osservare come, questa attuale forma di mercato sia giunta ad un bivio.

Da una parte, la propria autodistruzione cruenta; dall’altra la possibilità di una Riforma.

Non c’è Pace, senza Giustizia.

E la Giustizia, se ammette accordi e gradualità, non ammette tradimenti.

Se si dichiari che il proprio valore è la Libertà, nel suo senso più ampio, non si può accettare di fare affari con chi la Libertà calpesta. Perchè vuol dire che la Libertà, nei fatti, vale meno del denaro.

Se si dichiari che il proprio valore è l’Eguaglianza, non si possono accettare oltre quaranta anni di politiche pensate e costruite per cristallizzare, ed anzi accrescere, le diseguaglianze sociali, a partire da quelle tra uomini e donne, per arrivare a quelle economiche e culturali.

Se si dichiari che il proprio valore è la Solidarietà, non si può scegliere con chi essere solidali sulla base esclusiva di convenienze economiche e geopolitiche, perché vuol dire che alcune persone, e popoli, non sono considerate degne, della Solidarietà, e quelle persone, non ne saranno contente.

In nome della richiesta di protezione, il popolo, si rivolge a chi detiene la forza; a chi gli indichi dei nemici facili da abbattere; a chi prometta di salvaguardare un singolo interesse specifico, sebbene in aperta contraddizione con interessi e condizioni più generali, piuttosto che a chi voglia confrontarsi con la possibilità di salvezza e redenzione dell’intera umanità; a chi sappia usare con maggiore efficienza ed efficacia le moderne tecnologie dell’informazione, perché gli veicola una verità semplice, e non discutibile: rassicurante anche quando fondata sulla paura.

E non fa nulla, se, sistematicamente venga violata la relazione con la realtà, e s’affermi una realtà fittizia, fatta soltanto di conferme della propria visione del mondo, anche quando questo contrasti con l’evidenza.

Perdono senso comune dunque, le distinzioni scaturite dalla Seconda Guerra Mondiale. Con la scomparsa di uomini e donne che hanno vissuto quella temperie storica, l’umanità sta cercando altre strade, e, anche per questo, si affermano narrazioni revisioniste della Storia.

Uomini e donne, che oggi si dicono di “Sinistra”, possono non cogliere minimamente la portata dell’attacco che Putin ha sferrato all’idea di una Europa fondata sul diritto internazionale e sulla divisione liberale dei poteri. In nome di una inesistente comunanza storica ( se non nell’autoritarismo ), con l’estinta Unione Sovietica, il cui ruolo nella Seconda Guerra Mondiale è stato esclusivamente esercitato nella difesa dei propri interessi nazionali, e non certo verso la diffusione di un “comunismo delle libertà”: dal Patto Molotov-Ribbentrop, fino alle acquisizioni di stati-satellite ai propri confini, ottenute con la Conferenza di Yalta.

Uomini e donne che oggi si dicono di “Sinistra”, possono non cogliere la torsione autoritaria che Trump sta praticando in ogni campo della vita del proprio Paese, e non solo, abbagliati dal ritorno ad un protezionismo economico che, ai loro occhi, sembra una ripresa di potere dello Stato nazionale, mentre invece è solo il modo in cui gli Stati Uniti d’America cercano di essere, ancora una volta, i detentori e beneficiari dell’innovazione tecnologica mondiale, scaricandone i costi sugli altri.

Uomini e donne che oggi si dicono di “Sinistra”, possono non cogliere che la contrapposizione tra Israele e Palestina non è più ( semmai lo sia stata esclusivamente ), una contrapposizione tra Autodeterminazione e Risarcimento per l’oppressione patita e l’Olocausto, ma bensì, anche tra laicità e fondamentalismo religioso trasformato in forma di governo e Stato Sociale, su entrambe i fronti in lotta. E possono non cogliere che questa frattura, tra Fondamentalismo e Laicità, è approfondita dalla oggettiva comunanza di linguaggio autoritario, e di pratica anche violenta, tra l’esercizio del potere statuale in Paesi autoritari e anche fondamentalisti, e l’esercizio del potere statuale che vorrebbero realizzare, e che in parte già hanno realizzato, moderni autoritarismi, anche quando scaturiti dal voto democratico.

Uomini e donne, che oggi si dicono di “Sinistra”, possono non cogliere la contraddizione insanabile esistente, tra il motore reale dei flussi migratori ( economico-sociale, e solo in parte, derivante dalle conseguenze di guerre, tirannie, cambiamento climatico ), che è governato da questa forma di mercato, e è ad essa funzionale, e le esigenze di Solidarietà e di Asilo. Ma fin quando non risolveranno questa contraddizione in modo capace di suscitare sentimenti, ed emozioni ( non solo ragionamenti ) che diventino acquisizione maggioritaria nelle popolazioni residenti, sarà molto più semplice continuare a sfruttare bassi salari e pessime condizioni di lavoro, ed indicare nelle persone straniere la fonte di ogni male.

Mi viene da pensare che uno storico che viva nel 2325, guardando al nostro tempo, colga in esso tutti i prodromi di un conflitto globale, la cui posta in gioco, è un nuovo ordine mondiale.

Stati Uniti, Russia e Cina, si contendono il ruolo di potenza globale.

L’Europa, è, e deve restare, per ciascuno dei contendenti, solo il più ricco mercato del mondo, possibilmente ben addomesticato, e dipendente da altri in settori strategici: energia, semiconduttori, tecnologie informative, armamenti, telecomunicazioni anche satellitari.

L’Europa non può avere una moneta tendenzialmente concorrente del dollaro negli scambi mondiali: questo è un valido motivo, perché gli USA possano fare guerra all’Europa.

Nei prossimi mesi, o nei prossimi anni, ci sarà, credo inevitabilmente, un momento in cui il conflitto sarà vicinissimo ad esplodere in ogni direzione.

E dipenderà solo dai popoli, fermarlo.

Un qualsiasi serio governo di un qualsiasi Paese europeo, dovrebbe sapere, se non altro per memoria storica, che i nazionalismi, tra loro, non accettano mediazioni, se non per breve periodo; entro un certo periodo di tempo, i nazionalismi, e ancor più gli imperialismi, vengono a conflitto.

Si tratta di disinnescare, i nazionalismi. E’ un obiettivo di lungo periodo, ma necessario.

Il nuovo ordine mondiale autoritario, ha il proprio limite nella sostenibilità reale delle promesse che elargisce, e per questo, un terreno di radicale battaglia riguarda oggi la rappresentazione della realtà ( e a me viene da pensare alla demenza di chi ha chiuso i giornali a Sinistra, e ridotto ai minimi termini l’autorevolezza di Scienziati, Politici, Giornalisti, Economisti, Medici, Storici… ).

Il tempo del conflitto, potrà essere breve, o lungo.

Se prevarranno gli automatismi derivanti da alleanze internazionali, e da interessi economici e geopolitici che si sentono posti radicalmente in discussione, e da ideologie teocratiche, il conflitto sarà armato. Forse sarà un conflitto nucleare. Forse produrrà l’estinzione dell’umano, e forse non ci saranno storici a guardarci, dall’alto del 2035.

Esiste la possibilità di agire contro una simile deriva.

Ma, per poterlo fare davvero, occorre definire nettamente il campo, sgombrarlo da tutti i residui di un passato che ha prodotto, in prevalenza, disastri e nerissime prospettive di desertificazione di larga parte del pianeta, ed indicare strade capaci di mobilitare le coscienze.

Ci sono argini che non devono essere rotti, qui ed ora, ma presidiati con assoluto accanimento, e, in Italia ad esempio, siamo terribilmente vicino al momento in cui questi argini possono crollare.

Non potrà essere, chi si è reso responsabile, anche solo con omissioni, del presente stato di cose, a guidare una risposta italiana, europea, magari globale, ad una nuova forma di dominio dell’uomo sull’uomo, questo la Sinistra lo deve sapere, ed agire di conseguenza, con radicalità.

Ad oggi, io non vedo i soggetti sociali capaci di incarnare un nuovo movimento. Forse solo la Cultura, potrebbe trasversalmente farlo, se smettesse di baloccarsi con le distinzioni linguistiche e decidesse di uscire dalle proprie stanze asfittiche, e decidesse di avere coraggio.

Anche il coraggio di saper parlare a tutte e a tutti con voce chiara e comprensibile.

Uno storico del 2325, ci guarda dall’alto del tempo, e coglie la strettoia in cui siamo.

Dipende anche da ciascuno di noi, se, nei prossimi tempi, questa strettoia porterà ad un mondo migliore di quello che si profila oggi. Gli strumenti ci sarebbero.

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