Dentro un susseguirsi di conflitti armati, ed epidemie, per la propria sopravvivenza, per la propria necessità di forza lavoro, Atene decise di dare la cittadinanza ai suoi schiavi che avevano per lei combattuto , e consentì il ritorno dall’esilio, a quelli che avevano voluto un governo oligarchico con un colpo di stato nel 411 Avanti Cristo.
Fu così, che Atene perse la propria Democrazia, e s’instaurò il governo dei cosiddetti Trenta Tiranni. Per troppa apertura.
La storia non so se abbia i suoi corsi e ricorsi; e nemmeno se, una volta consumata la tragedia, si riproponga in forma di farsa. Neppure so vedere se essa abbia una qualche finalità, o un qualche Spirito che la guidi.
Importanti studi scientifici confutano la teoria secondo la quale noi umani saremmo in grado di imparare dai nostri errori; anzi, quegli studi sostengono che spessissimo, ripetiamo gli stessi errori, senza nulla imparare da essi.
Quindi io, decido, scientemente, di commettere nuovamente un errore, vale a dire cioè, quello di cercare, senza pretesa di esaustività, una complessiva ragione per cui, a partire da domani, diciamo, le persone che, in numero sempre crescente, sembrano sempre più disinteressate alle sorti della cosa pubblica, scoprano, o riscoprano, la passione, la responsabilità, la fantasia ed il piacere di lottare per avvicinare il Paradiso alla terra che calpestiamo.
Per meno, che senso avrebbe distogliersi dalla cura esclusiva dei propri interessi particolari ?
Chi oggi provenga dall’esperienza della Sinistra del ‘900, dovrebbe, innanzi tutto ed in larga misura, cedere il passo.
Farsi da parte, politicamente ed organizzativamente. Porsi al servizio di nuovi sguardi. Non uscire dall’agone politico, né ritirarsi in un eremo, ma, proprio, mettersi al servizio. Offrire le proprie opinioni e riflessioni ed esperienze, e relazioni, ma non aspettarsi d’essere ascoltato, e men che meno, di guidare i processi.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe porsi innanzitutto, il problema della Partecipazione. Alla elaborazione e alle scelte.
Una Partecipazione rispettosa delle competenze, e dei generi delle persone, e dei loro tempi. La tecnologia può aiutare, ma mai sostituire la parola, il confronto e l’ascolto. La Partecipazione va allargata attraverso modalità reali di coinvolgimento e di peso delle singole persone.
Andrebbe stabilito un confine chiaro, tra chi è dentro un sistema chiamato ad intervenire nei processi e nelle Istituzioni, e chi è fuori, ma guarda con interesse.
Che senso ha, far votare il Segretario di un Partito, o il candidato ad una elezione, da chi a quel Partito non sia iscritto ?
Il vero coinvolgimento degli altri, lo si fa nei dibattiti, nelle riunioni, nelle assemblee, nelle iniziative pubbliche, o in altre forme che possano essere inventate, ma i gruppi dirigenti, devono essere il frutto di una selezione interna posta costantemente a verifica nel lavoro politico quotidiano e nell’allargamento dei consensi e delle responsabilità di governo.
Senza inventare soggetti più o meno telegenici.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe affermare che al centro dell’azione politica va posta la persona umana e la sua salvezza come specie.
E questo dovrebbe significare che ogni azione di carattere economico e sociale, andrebbe virata verso la salvaguardia dell’ambiente, verso il rallentamento dei cambiamenti climatici, verso la tutela di beni comuni essenziali per la vita: acqua, aria, cibo, istruzione, salute. Tutto quello che oggi, prima di tutto, guarda alle proprie compatibilità economiche, va riconvertito alla cura del pianeta e della persona che vive su questo pianeta.
In quest’ottica, le logiche di mercato, pur se libere, dovrebbero operare solo se rivolte a questo fine. Ogni altro fine andrebbe pesantemente penalizzato, sul piano della tassazione.
Il commercio internazionale, forse, dovrebbe essere gradualmente, ma velocemente, informato a criteri di assoluta reciprocità e di rispetto dei diritti umani e del lavoro, pur nel permanere di logiche di mercato, che, quando vogliano proseguire su vecchie strade, dovrebbero trovare sui propri passi dazi e politiche fiscali tali da renderne insostenibile economicamente il peso. E dovrebbero essere costruite forme che impediscano di depredare i paesi meno sviluppati delle loro materie prime, e delle loro risorse, cui anzi andrebbero agganciati processi di auto-riconversione produttiva ed ecologica il cui obiettivo sia la piena autonomia e la decolonizzazione totale, anche a fronte di significativi cambiamenti delle legislazioni nel senso della eguaglianza di genere, in primo luogo.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe porsi, e porre, l’obiettivo di un radicale risparmio e cambiamento nell’uso delle fonti d’energia, entro tempi certi e il più possibile veloci, anche attraverso provvedimenti che, ad esempio, impediscano in ambito urbano l’uso di combustibile fossile. Per questa via, possono operare logiche di mercato che stimolino innovazione di prodotto, e non solo di processi produttivi.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, dovrebbe forse porsi l’obiettivo di governare pienamente il territorio e le aree urbane. L’iniziativa privata, in questo ambito, deve essere subordinata all’interesse comune, nel senso della riqualificazione e ricucitura delle periferie; della salvaguardia dei Centri Storici nei quali vanno impedite speculazioni immobiliari e trasformazioni in pure attrazioni turistiche o luoghi di rappresentanza; nel senso della prevenzione antisismica e contro il dissesto idrogeologico; nel senso di innervare di innovazione tecnologica e gestionale ogni area del territorio, decongestionandone le reti stradali e autostradali, la cui proprietà e responsabilità, anche in termini manutentivi, andrebbe interamente ricondotta allo Stato, sciogliendo ogni concessione pubblica senza oneri e rinegoziando, eventualmente, partecipazioni minoritarie.
Nessuna costruzione, senza reale fabbisogno abitativo.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, dovrebbe privilegiare ed investire in tutte le reti di trasporto e logistiche pubbliche, provando a rendere appetibile il trasporto collettivo, e non quello privato, trasferendo il trasporto merci sempre più su vettori pubblici, piuttosto che privati, anche attraverso discussioni globali con gli attori dell’e-commerce e per il rifornimento di possibili hub commerciali diffusi, da cui far dipartire, con forme di trasporto leggero e non inquinante, la distribuzione delle merci alla rete commerciale estesa.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe chiaramente sostenere che la tassazione è lo strumento essenziale, non solo per il funzionamento della macchina pubblica, ma anche per la redistribuzione della ricchezza e la riduzione delle diseguaglianze.
Le stime legate alla reale evasione fiscale, raccontano di una enorme massa di risorse che alimenta ricchezze ingiustificate ed economia criminale.
Un nuovo patto di cittadinanza presuppone un abbassamento della pressione fiscale, dentro un suo riproporzionamento commisurato alle ricchezze effettive e alla progressività, e l’assunzione di provvedimenti penalmente rilevanti e certi per gli evasori fiscali, cui va impedito ogni accesso alle cariche pubbliche, ad ogni livello, una volta passate in giudicato le loro responsabilità. Occorre semplificare radicalmente la legislazione fiscale, privilegiando la tassazione diretta a quella indiretta, e la tassazione sul consumo.
La prima casa d’abitazione; la prima casa per i propri figli, i Titoli di Stato, e i Fondi d’Investimento per la costruzione di Previdenza e Sanità integrative, vanno sottratte alla tassazione, così come i soli beni materiali funzionali all’attività d’impresa e professionale, devono godere di regimi agevolati di tassazione, quando esclusivamente dedicati all’esercizio dell’attività autonoma. Va ripristinata una tassa di successione che intervenga solo sul patrimonio, oltre una soglia legata alle primarie necessità familiari.
La Sinistra del Ventunesimo Secolo forse, dovrebbe decidere una radicale revisione del sistema pubblico di istruzione, universitario, della ricerca e della formazione.
A fronte di rilevanti investimenti per la realizzazione di asili nido, anche in convenzione con imprese private e in forme mutualistiche, occorrerebbe considerare l’obbligo scolastico, in una fascia d’età compresa tra i quattro e i diciotto anni di età. Tra i quattro e i sei anni con gli obiettivi di una scuola d’infanzia, che privilegi inclusione e socialità e stimoli all’apprendimento e alla curiosità, e alla salute personale; tra i sei e i dodici anni di età in un ciclo scolastico comune che si ponga l’obiettivo dell’istruzione di base in ogni direzione, comprese sport e arti; tra i tredici e i quindici anni di età un ciclo scolastico che affini le conoscenze di base, ed offra insegnamenti integrativi facoltativi che abbiano l’obiettivo di consentire agli studenti di scegliere consapevolmente, per il loro triennio finale, tra i sedici e i diciotto anni di età, le aree di specializzazione delle conoscenze cui intendono accedere; intendendo tra queste, anche eventuali ulteriori percorsi integrativi realizzati in convenzione con Enti Culturali e con Imprese.
Il sistema di reclutamento degli insegnanti, andrebbe integralmente rivisto e semplificato. Un reclutamento solo per concorso, su base nazionale, per il ruolo; un concorso su base regionale per supplenze e sostituzioni, che diano diritto ad assunzione a tempo indeterminato, ma con indennità di disponibilità e pagamento integrale delle giornate prestate.
Gli insegnamenti integrativi possono essere offerti sulla base di dotazioni finanziarie eguali per ciascuna scuola, ma autonomamente gestiti da Consigli d’Istituto di nuova concezione, e tramite insegnanti reclutati attraverso concorsi per titoli con incarico triennale.
Su una base di votazione in trentesimi, chi abbia una media dal 24 in su, ha diritto ad essere esentato, gradualmente fino ad esenzione totale, da ogni spesa, ivi compresa quella per libri e strumenti di studio.
Tale sistema di esenzione varrebbe anche in campo universitario, attraverso un sistema di detrazioni fiscali integralmente rimborsabili in sede di dichiarazione dei redditi.
I docenti universitari andrebbero reclutati solo su concorso pubblico su base nazionale; così anche per docenti assistenti. Gli incarichi sarebbero a termine, e soggetti a nuovo concorso nazionale che tenga conto dell’esperienza maturata.
Dottorati di Ricerca e Borse di Studio, sono attribuiti solo su base nazionale, sulla base di programmi almeno triennali decisi da Senati Accademici Nazionali per Disciplina, costituiti su base elettiva e partecipati dagli Studenti.
Speciali programmi d’investimento e di incarichi di ricerca, sono attribuiti in sede ministeriale, sulla base di linee guida formulate dal Parlamento.
Ciascuna Università pubblica deve dotarsi di un registro delle convenzioni abitative private, per il diritto allo Studio, una parte dei cui affitti è finanziata da un Fondo nazionale.
Le Università pubbliche, sulla base di convenzioni nazionali formulate con il sistema delle imprese, ed in modo diffuso sul territorio, possono esercitare attività di ricerca o di prototipizzazione, sulla base anche di proposte che provengano dai sistemi locali.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, dovrebbe, forse, legalizzare ogni tipo di stupefacente, prevedendone anche una produzione statale, e provvedendo alla vendita e distribuzione e consumo in ambiente controllato. E’ questa la strada maestra per combattere la criminalità organizzata. E’ legittimo avere dubbi etici su questa materia, e se ne deve tener conto, ma la priorità è trasformare l’attuale economia criminale che condiziona e governa senza reali freni, in una economia legale che si ponga anche l’obiettivo della riduzione del danno e dei consumi.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, garantirebbe la Sanità come servizio pubblico essenziale, sottraendola completamente al controllo politico ad ogni livello, ed affidandone il governo a linee guida nazionali, stabilite dal Parlamento e la gestione amministrativa a personale specificamente formato in Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione, e scelto con incarico a termine, lasciando ad organi interni alle strutture sanitarie il compito di definire le responsabilità mediche, a termine, e soggette a strumenti di verifica dell’efficacia d’intervento. Ogni borgo, dovrebbe essere dotato di “ambulanza di primo soccorso” con personale specializzato; la medicina territoriale dovrebbe costituire il filtro primario rispetto alle strutture ospedaliere di emergenza. Andrebbe abolita la Sanità convenzionata e costruita una rete nazionale di accreditamento integrativo, sulla base di standard definiti, con budget di funzionamento e finanziamento, definiti su base quinquennale, previ controlli pubblici di conformità, di gestione e di appropriatezza. La Sanità privata, è libera.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, dovrebbe comprendere, forse, che l’unico sistema elettorale che può assicurare, contemporaneamente, rappresentanza e rappresentatività al Parlamento, e, contestualmente, nel pieno rispetto della Costituzione, la formazione di governi stabili, è un sistema che preveda un proporzionale puro al primo turno, con possibilità di esprimere una unica preferenza libera entro una lista di nomi; e un secondo turno, nel quale le forze politiche competano per una percentuale di parlamentari che assicuri loro una maggioranza di coalizione del 58% del Parlamento, fermo restando l’assenza del vincolo di mandato.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe porsi l’obiettivo di comprendere come gestire seriamente i fenomeni migratori. Una parte del fenomeno migratorio, ha caratteristiche di temporaneità. Per esso, la permanenza nel nostro Paese è legata a scelte di carattere economico. E qui si tratta di governare percorsi di presenza in Italia, e di rientro nei paesi d’origine. In questi casi, il permesso è annuale, eventualmente rinnovabile per un numero limitato di anni. Senza consentire ricongiungimento familiare. Una parte del fenomeno può avere come obiettivo l’acquisizione della cittadinanza. Qui l’investimento, in ogni senso, deve essere più ampio, per puntare ad una cittadinanza consapevole e ad una condivisione reale dei nostri valori costituzionali, a partire dalla presenza e dalle condizioni delle donne.
In nessun caso dovrebbe essere concesso l’uso del velo, che è segno di sottomissione femminile.
Si dovrebbe consentire ai nati in Italia, se lo ritengano, al compimento del diciottesimo anno di età, di divenire cittadini italiani.
Il fenomeno migratorio, in presenza di distribuzione così diseguale nel mondo della ricchezza, ed in presenza di regimi religiosi che impediscono l’autodeterminazione femminile e il controllo delle nascite, è un fenomeno strutturale. Ci vorranno decenni, forse, per consentire un riequilibrio delle situazioni. Oppure guerre devastanti. L’Italia, per la sua posizione geografica, può essere travolta da questi fenomeni. Se l’Europa non ragionasse esclusivamente sulla base delle sue convenienze di mercato, ed in particolare delle convenienze di mercato del suo cuore tedesco, il sistema di gestione del fenomeno potrebbe essere sufficientemente agevole, prevedendo redistribuzione delle presenze in tutti i Paesi dell’Unione e la gestione di rotte, di terra e di mare, sicure.
Per questa, e per altre questioni di fondo, va modificata l’architettura dell’Unione.
I Paesi che ritengano di dotarsi di leggi e strumenti comuni per gestire alcuni fenomeni, hanno il diritto di farlo, escludendo altri Paesi da redistribuzione delle risorse, pur in un quadro di permanenza delle regole dell’Unione. Non vi sono altre strade. Men che meno l’illusorietà di poter fermare processi storici enormi.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, dovrebbe provare a costruire su basi nuove, il Diritto del Lavoro. La forma comune dell’assunzione è a tempo indeterminato. Il lavoro a tempo determinato, è totalmente liberalizzato, ma deve costare di più del lavoro a tempo indeterminato. L’Azienda può procedere a licenziamento motivato, individuale e collettivo, ogni volta che lo ritenga opportuno, ma ha l’onere di provvedere, in concorso con le strutture pubbliche di gestione del mercato del lavoro, al reimpiego delle persone licenziate, con una perdita salariale massima del 15%, oltre ad aver l’onere di dimostrare che non si tratti di licenziamento discriminatorio, per il quale sarebbe previsto il diritto di reintegro nel posto di lavoro.
La cessazione di lavoro a termine, o la chiusura di fasi lavorative, o di cantieri, o di unità produttive, dà luogo ad ammortizzatori sociali, connessi a lavori socialmente utili, a percorsi formativi e ad attività di reimpiego finanziate anche dalla contribuzione del sistema delle imprese.
La sottoscrizione dei contratti nazionali, da parte di Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative, sulla base di una apposita certificazione stabilita per legge sul funzionamento del Sindacato e della contrattazione, deve avere applicazione universale.
Dopo 40 anni di lavoro, a prescindere dall’età, si dovrebbe avere diritto ad andare in pensione. Chi decida di restare a lavoro, fino ai 67 anni di età, aumenta gradualmente il proprio assegno di pensione. Al raggiungimento dei 67 anni di età, salvo alcune eccezioni, si raggiunge la quiescenza.
Il sistema, da subito, deve diventare integralmente contributivo, e deve essere consentito di conteggiare il montante pensionistico, cumulando le contribuzioni di tutti i regimi contributivi, secondo le attuali regole di totalizzazione, che, gradualmente, verranno uniformate.
Va resa obbligatoria la previdenza complementare, per ciascun lavoratore, che potrà scegliere liberamente tra fondi di origine contrattuale, e fondi degli operatori finanziari.
Una Sinistra del Ventunesimo Secolo, forse, può fare tranquillamente a meno delle mie parole. Che, da parte loro, sono sicuramente parziali ed insufficienti.
Però, si potrebbe cominciare con il praticare l’arte dell’avvicinamento delle parole ai fatti concretamente posti in essere. Già questo, sarebbe un bel segnale.
L’eredità della Democrazia, che ci ha lasciato Atene, pur tra tante contraddizioni, aveva, tra i suoi elementi costitutivi, il dialogo, ininterrotto, tra posizioni diverse.
E’ da quel dialogo, che nasce davvero la Filosofia, e la possibilità per l’essere umano di immaginare sé stesso, ed il proprio futuro, in rapporto con la realtà, e con la verità.
Allora, magari, le mie parole alla Sinistra del Ventunesimo Secolo forse non saranno utili, ma se saranno state capaci di suscitare qualche pensiero in chi le legga, io le considererò comunque importanti.