Elezioni politiche e amministrative locali italiane; elezioni in Finlandia; elezioni in Grecia; caduta del governo di Centrosinistra in Spagna; elezioni in Svezia…
Per non parlare della presa di Trump sugli Stati Uniti d’America, e di Putin in Russia.
I governi dell’India, della Gran Bretagna, della Cina, di Israele…
E, sicuramente, dimentico qualcosa.
Nel mondo intero esiste una forte egemonia culturale della Destra; di un nuovo Nazionalismo.
La Democrazia vede ridurre i suoi spazi, senza apparente reazione, in nome di un autoritarismo sempre più pervasivo e diffuso, mentre, ovunque, le percentuali di partecipazione al voto delle persone che ne avrebbero diritto, scendono. Ormai si elegge un Governo, a qualsiasi livello, mentre la metà degli aventi diritto guarda altrove e non esercita il proprio diritto a votare.
Forse, varrebbe la pena provare a dare uno sguardo vero, dentro questa situazione: non consolatorio, né propagandistico. Magari addirittura con l’ambizione di comprendere la fase storica che ci troviamo a vivere.
In questi giorni, nel mio lavoro, sono dedicato, prevalentemente, alla presentazione di istanze di Indennità di Disoccupazione connesse al termine delle lezioni. Persone, per lo più laureate, che, durante l’anno scolastico appena trascorso, hanno vissuto di supplenze temporanee; di contratti settimanali o mensili; le più fortunate, di incarichi annuali.
Persone che svolgono il loro ruolo di insegnanti, in prevalenza, senza possibilità di costruire, spesso, veri percorsi didattici. Senza visibilità sul proprio futuro, che attende, in qualche modo d’essere stabilizzato, magari a prescindere dalle proprie aspirazioni e dalle proprie specializzazioni.
E per questi Lavoratori, per queste Lavoratrici, il Ministero delle Finanze, da giugno 2022, non paga contribuzione all’INPS, mettendo a serio rischio anche il loro diritto ad usufruire di una Indennità di Disoccupazione.
Tutto questo, che riguarda in Italia, qualche decina di migliaia di persone, forse di più, viene vissuto come “normale”.
Non genera conflitto.
Credo che i due fenomeni più importanti, avvenuti dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, e la seguente dissoluzione dell’ex-URSS, stiano iniziando a dispiegare pienamente i loro effetti più profondi.
Il capitale, che tra il 1946 e il 1989, nel timore che potesse estendersi il sistema “comunista”, aveva accettato il cosiddetto “compromesso socialdemocratico”, ha compreso che può farne ora totalmente a meno e non accetta più alcuna limitazione sul piano della sua inesausta brama di profitto, e sul piano della sua assoluta noncuranza riguardo gli effetti del suo modo di produzione che compromette l’equilibrio stesso della vita sulla Terra.
Il venir meno del “compromesso socialdemocratico”, che era reso possibile dalla presenza di Stati nazionali che avevano assunto voce in capitolo sull’economia, travolge anche il potere reale delle Nazioni, i cui confini sono sistematicamente ignorati dai movimenti di un capitale, divenuto capace anche di far crollare e fallire le economie di interi Stati nazionali.
La Destra, è, fino ad ora, più capace della Sinistra di interpretare l’attuale momento storico.
Lo interpreta sulla base di due fondamentali direttrici tra loro fortemente intrecciate: da una parte, la paura; dall’altra, la ricerca del capro espiatorio.
Il venir meno di certezze, o almeno di ragionevoli speranze di poter migliorare la propria condizione materiale, per la maggioranza delle popolazioni, ha significato accentuare, in ogni settore della vita sociale, il richiamo alla paura come elemento che governa le persone.
Le persone hanno paura di perdere il loro benessere, più o meno reale; hanno paura che qualcuno attenti alla loro sicurezza personale e familiare, solo per citare due delle paure con le quali ci troviamo a fare i conti ogni giorno.
La rappresentazione del vivere, e la sua comunicazione, sono diventate allarmistiche. Un possibile temporale scatena una “allerta arancione”; la movida è “violenta”; in presenza di un numero di reati che, statisticamente, diminuisce, la “criminalità dilaga”.
La competizione cancella posti di lavoro, spostati in luoghi senza diritti e senza salario. L’innovazione tecnologica ha il solo scopo di risparmiare lavoro delle persone, distruggendo la manodopera qualificata e aumentando a dismisura gli impieghi servili, in ogni settore: logistica; trasporti; edilizia; agricoltura; servizi e commercio; turismo e ristorazione, cura della persona, etc.
Si allarga la forbice della diseguaglianza in maniera incontrollabile, anche per la rinuncia totale da parte degli Stati nazionali, ad una politica fiscale che redistribuisca la ricchezza.
Le Destre indicano negli ultimi, i colpevoli di questo stato di cose.
Sono gli immigrati, gli stranieri, le popolazioni dei Paesi più marginali, ad essere i responsabili dell’impoverimento dei cittadini dei Paesi occidentali, in primo luogo, ma non solo.
E questa indicazione di colpevolezza, non mette in discussione il sistema capitalistico attuale che produce tanti drammatici squilibri, ma, ne esalta le caratteristiche di consumo “felice” ( tecnologia a buon mercato, social network, prodotti di consumo disponibili in quantità esorbitanti e a prezzi spesso inarrivabili per i produttori locali etc. ), che viene propagandato come “diritto universale”, e, semplicemente, sposta il prezzo da pagare, per questa “abbondanza coercitiva”, sui ceti il cui tenore di vita nel Secondo Dopoguerra era realmente e materialmente cresciuto, impoverendoli e assottigliandone le quantità e sugli “invisibili”, cui, a loro volta, viene indicato come unico mondo possibile quello di chi si circonda di denaro e di beni di consumo, e di fama e di successo, il cui accesso è possibile solo grazie ad un inspiegato e individuale, solo individuale, “merito”, che raggiungono però, forse, solo bellissime donne, disponibili a mercificare il proprio corpo, o bravissimi ragazzini che praticano sport capaci di mobilitare le masse.
Infine, la Destra, accentua la propria caratteristica storica di repressione dell’istinto sessuale, da una parte, richiamando la tradizione nostalgica della famiglia patriarcale, come luogo unico capace di costruire sicurezze e consenso per i suoi componenti, e, dall’altra, combattendo in ogni modo possibile la libertà sessuale, femminile, in particolare, lottando contro la contraccezione, e l’aborto; e, più in generale, esaltando le politiche per la procreazione, il cui legame con la “vita”, rende la sessualità libera, e/o omosessuale, “contro natura” e perturbatrice dell’ordine sociale. Per questa via, la totale liberalizzazione della pornografia, a tutti accessibile gratuitamente on line, non rappresenta altro che uno sfogatoio masturbatorio destinato a sopire le tensioni sessuali alla libertà e a non mettere in discussione pubblicamente la facciata inossidabile della cosiddetta “famiglia normale”.
Su questo terreno, ed in modo del tutto cinico e strumentale, la Destra trova un suo naturale alleato nelle religioni istituzionalizzate, tutte centrate sul preminente ruolo maschile nella famiglia, cui compito essenziale è la procreazione, e nella marginalizzazione e condanna, anche violenta, dell’omosessualità.
La Destra, nel nuovo panorama economico, e nella nuova divisione internazionale del lavoro, è capace di sincretismi che non sono concessi a Sinistra, e, quando parla il linguaggio della rivendicazione di opportunità e diritti per le fasce sociali più marginali e sradicate, in particolare delle aree urbane, parla un linguaggio spesso più radicale di quello che la Sinistra può immaginare, e lo indirizza contro la Cultura, per definizione snobistica e separata, improduttiva e superba; e contro le situazioni ancora marginalmente protette del Mercato del Lavoro ( grandi aziende, e impiego pubblico ), indicando nelle rigidità sindacali la causa primaria della disoccupazione e rendendo, per questa via, accettabile l’idea di un lavoro purchessia e a qualsiasi condizione. E, ancora una volta, indica il degrado, in cui spesso sono costretti a vivere gli stranieri e i marginali, come l’elemento che produce strutturale insicurezza e crimine nelle aree urbane, in particolare quelle più periferiche ed abbandonate spesso da anni, da ogni politica pubblica di inclusione e vivibilità e di servizi.
La Destra, mentre contesta, ovunque, le funzioni statuali, esalta i localismi, anche in chiave di recupero conservatore di presunte tradizioni, e di chiusura ( più apparente che reale ), al cosmopolitismo e alla globalizzazione, che si aborrisce sul piano culturale, ma non certo finanziario o della circolazione delle merci. Esaltare il localismo, significa anche combattere la funzione redistributiva della tassazione, agitando l’idea che una gestione il più possibile territoriale delle risorse derivanti dalla tassazione, faccia premio su inefficienze, e sprechi, imputati ad altri territori meno produttivi. Ignorando totalmente e strumentalmente che un innalzamento del livello di benessere di tutti, favorirebbe in primo luogo, proprio i ceti più produttivi.
La Destra difende ovunque la rendita parassitaria e le concessioni pubbliche a prezzi di regalo, esattamente mentre esalta le leggi del Mercato, per gli “altri”, la cui identificazione è variabile: dall’Europa, all’Africa.
La cultura di Destra, se cultura si può definire un eterogeneo coacervo di monetarismo economico, protezionismo, razzismo, tradizionalismo conservatore e totale assenza del principio di non contraddizione, è egemone, in Italia, e nel mondo.
E ci sta conducendo alla Guerra.
Dall’altra parte, la Sinistra, nelle sue rappresentazioni istituzionali, in questi anni, ha oscillato costantemente tra due poli tra loro incomunicanti.
Da una parte, una lettura della attuale condizione socio-economico-politica, totalmente costruita con lenti novecentesche, arrivando in alcuni casi, oggi, a giustificare l’aggressione di Putin all’Ucraina, in nome di una improponibile continuità tra l’ex-Unione Sovietica e l’attuale regime fascio-mafioso e a partire dalle presunte mire espansionistiche della NATO ( ricorderei a tutti, a questo proposito, le parole di Berlinguer, sulla NATO… pure nel quadro di una forte politica in favore della Pace nel mondo ), e dal giudizio negativo sul nazionalismo ucraino, e relegandosi così ad una sostanziale insignificanza nell’attuale quadro politico, non solo nazionale, visto il contemporaneo declino dei Socialisti e Comunisti francesi o spagnoli, ad esempio.
Dall’altra, una subordinazione scientemente perseguita alle regole del Mercato – a queste regole di questo mercato – promuovendo privatizzazioni, smantellamento dello Stato Sociale, destrutturazione del mercato del lavoro, senza nulla ottenere in termini di maggiore eguaglianza o benessere, ma anzi, finendo con l’essere i principali responsabili, nella realtà, e nella percezione delle persone, della precarizzazione complessiva della vita.
Se poi, per provare a compensare una totale acquiescenza alle forze più potenti dell’economia, si sono accompagnate aperture sia pure importanti, sul piano dei Diritti Civili, queste, se scollegate da una concreta lotta sociale per l’emancipazione delle parti più deboli della Società, hanno finito con l’essere percepite come estranee al sentire e ai bisogni, e alle priorità della maggioranza delle persone.
E quando poi, in nome di una idea troppo astratta di accoglienza, si è fatto il gioco di chi aveva bisogno di minare il potere contrattuale dei Lavoratori, attraverso manodopera cui imporre costi più bassi e condizioni più gravose, spesso di sfruttamento, nel lavoro, e non si è costruita nessuna seria politica dell’immigrazione, e dell’integrazione, la Sinistra si è resa principale responsabile, agli occhi di tanti, di tutte le contraddizioni esplose negli ultimi trenta anni con l’esponenziale aumento delle migrazioni da Est e dal Sud del mondo.
L’oscillazione tra queste posizioni, ha reso sempre più estranea la Sinistra a larghi strati di società, che in essa non ritrovano né parole, né riferimenti, ma spesso anzi pratiche politiche e di gestione del potere ancora più odiose, perché provenienti da chi se ne pretenderebbe costitutivamente estraneo.
Inoltre, la Sinistra, ha smesso in larga parte di studiare ed ascoltare la realtà. Trovandosi, per questa via, totalmente impreparata all’impatto violentissimo che l’innovazione tecnologica, soprattutto nel campo dell’elettronica e delle telecomunicazioni, ha prodotto sulla società e sul lavoro.
In larga parte la Sinistra non ha compreso, e non comprende, le implicazioni profonde che la rivoluzione informatica continua a produrre sulla società e sul lavoro; né è in grado, in larga misura, di intervenire sulla realtà “social”, di cui fatica a comprendere linguaggio e potenzialità e la sua capacità distruttiva degli ecosistemi precedenti, in particolare nel campo dell’informazione e della comunicazione e dello spettacolo/intrattenimento.
Infine, la Sinistra, ha tradito sulla sua più profonda vocazione internazionalista, interrompendo la propria consuetudine di confronto e ascolto delle realtà politiche e sociali affini e finendo con il rinchiudersi dentro sempre più angusti confini nazionali, ormai totalmente superati dalla portata universale delle problematiche più profonde che abbiamo dinanzi: governo globale dei mercati; governo globale delle conseguenze climatiche del modo di produzione capitalista; governo globale dei flussi migratori; governo globale dei conflitti armati, per citarne solo alcune.
La vera domanda, oggi, non dovrebbe concernere tanto, il perché, nel quadro di una generale disattenzione ai processi democratici gli elettori si rivolgano a Destra; semmai, la domanda dovrebbe porsi l’obiettivo di chiarire le motivazioni per cui ci si dovrebbe rivolgere a Sinistra, quando la Sinistra appaia, per un verso complice dei processi disgregativi della società, e per altro verso totalmente aliena alle dinamiche concrete del vivere.
Fine Prima Parte.