Ieri 21 maggio 2023, si è tenuto a Roma, il concerto di Bruce Springsteen.
C’era una quantità strabocchevole di meravigliose donne, di età compresa tra i 50 e i 70 anni ( qualcuna oltre… ); molto più rock dei loro figli ( per quelle tra loro che hanno figli ), rimasti a casa.
Donne vere, dai volti divertiti di una fanciullesca gioia.
Io, ascolto una musica diversa, da quella del Boss.
Mi sono piaciuti due suoi album: “ The river “ e “Nebraska “. I primi dischi, con i quali sono uscito dall’infanzia, sono stati altri. Gli incontri musicali forse sono casuali, o forse si cercano parole e suoni che somigliano molto al battito del proprio sangue e alla fuga dei propri pensieri.
Springsteen è il rock, come dovrebbe essere.
Un racconto di persone ed emozioni essenziali, primigenie, che vengono fuori direttamente da una giovinezza vergine e aperta, capace di slanci profondi e passione; capace di sentire la vita nella sua essenza più scoperta ed indifesa, ingenua. Un racconto recitato con una energia capace di rinnovarsi sempre e di ritrovare sé stessa dentro gli angoli più difficili delle amicizie e degli amori vissuti, e di quelli da vivere ed immaginare.
Credo sia difficile non sentire tenerezza quando, per un certo numero di ore, si smetta di sentirsi addosso tutte le sovrastrutture del lavoro, delle relazioni sociali; tutti i problemi e gli affanni, e anche il dolore, e il tempo che scorre, e ci si affida nelle mani di un quasi eterno ragazzo, che ti fa salire sulla sua decappottabile, e ti porta a fare un giro su una strada persa nel nulla, tra tempeste e sabbia, per raccontarti che ti ama perdutamente, o per bere due birre insieme, semplicemente, mentre t’accorgi che tutto intorno il respiro della vita suona magnificamente la sua potenza capace di vincere, finché dura l’incanto, persino la morte, e t’abbandoni totalmente, insieme a tanti altri come te, alle parole capaci di entrare dritte dentro il cuore, perché ogni volta le ascolti per la prima volta.
Ci sono state molte polemiche, intorno a questo tour.
Springsteen ha dichiarato, di “voler fare come gli altri”, e, stavolta, non ha voluto girare “sottocosto”, e quindi, i prezzi dei biglietti sono lievitati, e non poco anche rispetto al recente passato. E poi, l’episodio del concerto di Ferrara, e forse anche di questo di Roma, che hanno incrociato eventi molto duri per il nostro paese, che pure è abituato alle disgrazie e alle devastazioni.
Molti si aspettavano gesti eclatanti ( annullamento di un concerto; o ricche offerte in denaro alle popolazioni sofferenti ), o almeno, parole di consolazione, da parte di un musicista da sempre in prima linea nella generosità ad affiancare le cause giuste: per Amnesty International; contro l’AIDS o la fame in Africa, solo per citarne alcune, senza voler entrare nel merito delle sue scelte politiche negli USA.
Personalmente, mi sono fatto molte domande su questa questione.
Viviamo in tempi in cui famosi e inattaccabili giornalisti, e politici, dal punto di vista della risonanza delle cose che possono dire o scrivere, pretendono di spiegare a giovani, che per sollecitare concrete azioni contro il cambiamento climatico, usano forme di lotta eclatanti – dal mio punto di vista stupide e controproducenti, oltre che inaccettabili, perché il patrimonio artistico d’Italia va difeso e non oltraggiato – quanto dovrebbero andare a spalare fango in Emilia Romagna, invece di offendere tutti noi con le loro pretese; viviamo in tempi in cui, cioè, la realtà si è trasformata in una appendice del social network.
Non ha alcuna importanza, la sostanza dei problemi, e nemmeno la ricerca delle cause profonde dei problemi che viviamo, che aiuterebbe forse a trovare risposte vere, e non di facciata; ha importanza invece chi faccia la battuta più bella e ripetuta da tutti; ha importanza chi sembri voler indicare la retta via con le parole più ficcanti e convincenti, anche di fronte ad evidenze di tutt’altro tenore. Ma, soprattutto, ha importanza la capacità di infilare tutto dentro un orrendo e inestricabile groviglio di questioni, in cui ciascuno, invece di esercitare la pazienza di articolare un pensiero e provare a tenere distinti i piani, possa invece far finta di emergere andando a pescare patacche di qualsiasi tipo, pur di screditare altri, senza mai entrare nel merito delle questioni, anzi, spesso e volentieri, evitandolo proprio, il merito delle questioni.
Questo abbrutimento del dibattito pubblico, di cui è primariamente responsabile la destra politica ed economica, e il nazionalismo, e il populismo di ogni Paese del mondo, ci sta portando rapidamente in una situazione di pericolosa instabilità internazionale e di guerra, anche all’interno dei singoli Paesi, compresi quelli che si credono immuni da problemi della Democrazia.
Basta vedere quello che accade negli Stati Uniti d’America.
Allora, mi chiedo che senso abbia, chiedere a Springsteen di compiere gesti, o dire parole, almeno, in solidarietà con situazioni di cui, presumibilmente, conosca poco, se non il riflesso del dolore che possa scaturire da cronache giornalistiche.
Chi abbia conquistato, magari per merito vero, successo e notorietà, dovrebbe essere chiamato, secondo questo schema, costantemente, ad esprimere il proprio parere su tutto quanto accade nel mondo, e sui temi di dibattito pubblico più di attualità, come se, anche in questo, consistesse la legittimazione della sua importanza agli occhi degli altri.
Quindi, sarebbe legittimo chiedere ai recenti vincitori, registi di origine belga, del premio Davide di Donatello, per la miglior regia, col loro film “Le otto montagne”, un loro illuminante parere sulla morte di un giovane uomo che correva per i boschi, a causa dell’attacco di un orso.
I due registi potrebbero avere una loro opinione, su questo. Non saprei dire quale sarebbe la rilevanza, di questa opinione, in merito alla convivenza tra uomini e fauna selvatica.
Però posso dire, che questo modo di procedere, ha un solo senso.
E’ una trappola mediatica. Che serve per regolare conti che non c’entrano nulla, col merito delle questioni.
Qualunque parere, o gesto, compia, o non compia, quando sollecitato, il personaggio più o meno importante, probabilmente serve a poco rispetto alle questioni di cui si dibatta, ma serve ad alimentare un circuito di informazione pigra e pettegola, che usa questa roba, solo per non affrontare mai i problemi complessi e che magari toccano pesanti interessi economici e politici, e, allora, si cercano distrazioni, specchietti per le allodole. Qualcosa che svii il pensiero ed indebolisca ogni reazione seria e razionale.
Se vi fosse stata una oggettiva pericolosità, nello svolgere il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara, il Prefetto, e quindi il Governo, avrebbe avuto tutti gli strumenti della legge ordinaria a disposizione, per impedirne legittimamente lo svolgimento. Se vi fossero state necessità di avere in servizio sui luoghi del disastro, personale dello Stato e degli Enti locali, ad ogni livello, tali da rendere insicuro lo svolgimento del concerto di Ferrara, le autorità preposte, avrebbero avuto tutti gli strumenti per decidere di non far svolgere il concerto.
Ma non ci si può mettere contro l’economia, anche quella del divertimento, quando muove centinaia di migliaia di euro in un colpo solo.
Allora, è bene cercare un capro espiatorio da additare al pubblico ludibrio, per scaricare le responsabilità presenti, e per evitare che si discuta delle pesanti responsabilità politiche di decenni di malgoverno e di cementificazione del territorio, a partire dai governi nazionali, per finire a quelli regionali; compresi quelli emiliani, purtroppo.
Allora è bene cercare argomenti utili a distogliere l’attenzione, dal fatto che, nel caso dell’Emilia Romagna, non sembra vi sia impegno dell’Esercito, che pure tante volte in precedenti calamità naturali ha concorso a soccorrere le popolazioni sofferenti. E verrebbe da chiedersi dove sia la Protezione Civile Nazionale che sempre, invece, in casi del genere ha mobilitato il suo personale da tutta Italia.
Tutti al concerto di Springsteen ?
Oppure, l’Emilia Romagna, sta già iniziando a scontare la sua alterità, rispetto agli equilibri politici nazionali, in merito agli aiuti che saranno necessari ? A quale prezzo, gli aiuti necessari saranno forniti ?
Tutto questo, mentre giornalisti e grandi firme discettano degli utili ragazzini idioti, che invece di rimboccarsi le maniche, buttano vernice nella Fontana di Trevi.
Bruce Springsteen non ha bisogno di essere difeso da me.
Anzi, per essere precisi, io, sono un po’ arrabbiato con lui.
Il 19 luglio del 2009 – biglietto comprato mesi e mesi prima del terremoto, al bar Belvedere di viale Nicolò Persichetti, quello che inizia davanti a dove sorgeva la casa dello Studente – ero al concerto di Bruce Springsteen a Roma.
“ My city of ruins”, venne dedicata ad Aquila, alle sue macerie, alle sue vittime.
Per me, lì allo stadio, con ancora indosso la paura della terra che si muoveva, fu un momento di grande emozione.
Questo gesto ha cambiato qualcosa della mia condizione di allora, o cambiò quella di chi è stato molto meno fortunato di me dinanzi al sisma ?
No, francamente non ha cambiato nulla, né poteva farlo.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, è appena tornato dal Giappone, riferendo della solidarietà di tutti i grandi del mondo di fronte alla tragedia dell’Emilia Romagna. Ma nessuno di loro tirerà fuori un euro, o annullerà un proprio impegno in segno di rispetto alle vittime dell’alluvione.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, ai tempi del G8 ad Aquila, nel 2009, portò tutti i grandi del mondo in giro per la città a guardarne le ferite. Ci furono migliaia di fotografie. Qualcuno favoleggiò di una “Lista nozze” degli aiuti.
A mia informazione, ha aiutato la Francia; ha aiutato il Giappone, e la Russia, che possiamo ringraziare, per questo, ma senza certo giustificarne il comportamento attuale. Anzi, magari qualcuno li invitasse ad Aquila, per raccontargli che ricostruire è un’opera di Pace e che la guerra che hanno mosso è un atto assurdo, come minimo.
Credo, che gli atti, o le parole, di solidarietà, abbiano un loro peso, e anche una loro capacità di lenire il dolore e la solitudine, anche quando non possano cambiare la drammatica realtà delle cose.
E penso anche che ognuno agisca come sente, quando sia responsabile solo di sé stesso, e non rivesta un ruolo di pubblico e istituzionale rilievo.
E penso perciò, che ognuno di noi sappia sentire quanto la solidarietà sia agita e sincera, e di questo possa giudicare.
Ieri, nel suo concerto Springsteen, ha cambiato molto della scaletta di canzoni che ha portato in giro in questo suo tour mondiale.
La prima canzone, racconta di un amore che promette di non deludere.
Nella seconda canzone, racconta della morte nella sua città: “hanno distrutto gli stabilimenti delle nostre famiglie e si sono presi le nostre case… manda i capitalisti senza scrupoli dritti all’inferno, i ladri avidi che sono arrivati… i cui crimini sono ancora impuniti “.
Nella terza canzone, canta che non bisogna ritirarsi, che non bisogna arrendersi.
Nella quarta canzone, racconta di qualcuno che non c’è più, ma che, per questo, lo fa sentire ancora più vivo, come se dovesse ogni giorno celebrarne la presenza ed il ricordo.
Nella quinta canzone, racconta che l’amore va provato per tutta la notte, mentre si denunciano gli imbrogli.
Nella sesta canzone racconta di vite che stanno sul confine dove i sogni vengono trovati e si perdono, e lui è pronto a pagare il prezzo necessario, per il desiderio di qualcosa che resta sui margini delle città.
Nella settima canzone, tradotta in italiano in tempo reale sugli schermi, Springsteen canta che “le cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i buoni, le ho scritte tutte con inchiostro e sangue, ho scavato nel profondo della mia anima e ho firmato col mio nome vero, e l’ho inviato nella mia lettera a te”.
Nell’ottava canzone ha fatto le sue valigie e cammina a testa alta nella tempesta, perché vorrebbe soffiar via quello che non ha fede di star aggrappato alla sua terra, e i sogni che devastano e le bugie che lasciano da soli.
E’ possibile continuare, a trovare le parole che raccontino l’anima di un uomo di fronte alle durezze, e alla dolcezza della vita, sino alla ventisettesima canzone della serata, l’ultima dell’ultimo bis.
Forse ci si può leggere dentro la volontà di un artista di lasciar parlare le proprie parole e la propria musica, per esprimere la sua vicinanza, da sempre, alle persone che si possono trovare al panettiere sotto casa, in officina o tra le erbe di un parco a sognare.
E che possono perdere tutto in un attimo, e nonostante tutto esser capaci di ritrovare in sé le forze per andare oltre fino al tramonto, fino alla fine.
Il cantante rivendica la propria libertà di raccontare la vita, e la morte, con parole dense di retorica buona, come una antica fotografia in bianco e nero capace di rivelare i colori interiori delle persone e delle cose, ed i loro sentimenti più nudi: quelli che risalgono all’adolescenza e alla giovinezza; alla loro purezza impudica e incosciente.
Rivendica il proprio mondo e le proprie compagnie, ed i propri riti, e le proprie perdite, esponendosi senza pudore al giudizio altrui, come se la vita fosse tutta dentro un palco che illumina il cielo quando il tramonto arriva.
Certo, ieri, a Roma, c’era anche il business con la sua dose di cinismo. C’era lo spettacolo collaudato e virtuoso nella sua esecuzione. C’era l’artistica presunzione di tenere un concerto con una scelta di brani difficili, che hanno lasciato fuori tante canzoni famose del suo repertorio, come se volesse ribadire una propria integrità anche a costo di scontentare un pubblico capace di perdonargli il suo silenzio ( ? ) sulle vicende dell’attualità, cui non ha concesso pentimenti mediatici dell’ultimo minuto.
Per chi ama la sua musica, a mio giudizio modestissimo, è stato il suo concerto migliore in Italia da molti anni a questa parte.
Chapeau.
A lui, e agli artisti che lo accompagnano come fossero una famiglia senza screzi e capace di sostenersi a vicenda.
Ai suoi spettatori: tante coppie con più di trenta anni vissuti insieme, tante persone impegnate a godersi il momento, più che a preoccuparsi di com’erano vestite, e delle loro scarpe che si sono portate a casa un po’ del fango secolare del Circo Massimo.
Alla sera romana, che è stata capace di non piovere, giusto in corrispondenza del suo concerto.
Ai gabbiani, che non ci hanno attaccato.
Alla luna che dondolava su un angolo del palco e che guardava il concerto senza pagare il biglietto.
A Roma, i cui teatri naturali, circondati dalle costruzioni millenarie del suo popolo sono unici al mondo ed incredibilmente suggestivi, perché la bellezza non ha confini, ed è invincibile.
Posso non approvare la via scelta da Springsteen; la sua musica può non essere quella capace di parlare alla mia complicata mente e al mio semplicissimo cuore, ma devo riconoscere che, ieri sera, ho assistito ad un pezzo di storia di grande dignità, non esente da peccati.
Una delle poche voci al mondo, che possono ergersi, e far poesia della gioia di essere.
Possa tu avere ancora molta strada polverosa da compiere, Bruce.