Di che materia, sono fatti i pensieri ?
La sostanza dei sogni, siamo noi, dice Shakespeare, e nello spazio e nel tempo di un sogno è raccolta la nostra breve vita. Ma i sogni, appartengono alla notte, al nostro lato scuro e, forse, più libero e indifeso.
I pensieri, invece, appartengono al giorno. Al nostro tentativo, impotente, di controllare la vita.
Coi pensieri, fa i conti Michela Santoro, donna aquilana capace di confrontarsi col magma delle nostre consapevolezze, nella mostra dei suoi quadri, a Palazzo dell’Emiciclo ad Aquila.
Certi pensieri, nascono da crepe nei muri, o della pancia.
Sì, perché i pensieri nascono anche dalla pancia e faticano, ad esser contenuti da quella parte di noi che immaginiamo razionale. Diventano urgenti, e chiedono, per liberarci, almeno momentaneamente, di essere fermati da qualche parte; di esser posti fuori da sé.
E’ questo, quello che accade con i quadri presenti in mostra.
E non è facile denudarsi i pensieri, ed esporli.
E nemmeno è agevole provare ad ordinarli, in un percorso che abbia le sue pietre miliari o d’inciampo, e un suo svolgersi, più o meno compiuto ed un suo ritornare, ancora, ad interrogarsi.
Certi pensieri, sono bambini che non giocano più, chiusi dentro le sbarre di una prigione di tempo e cielo cupo. Altri, sono grumi rossi come un sangue che voglia essere libero di scorrere, e timoroso, al contempo, di tutto lo spazio che possono traversare; altri ancora, scavano, e scavano e scavano, dentro una ricerca che è continua, senza riuscire ad essere ossessiva.
La materia di cui sono fatti i pensieri, è il colore.
Mischiato, rappreso, inciso, scolato, spalmato, reso uniforme o ruvido e urticante. Steso direttamente sul legno, sulle vene di albero tagliato, come se, quel sole rimasto lì dentro, fosse capace di illuminare anche gli angoli in cui pensieri cercano requie dalla luce, e vorrebbero essere notte, e sogni.
Chi sa, se pensiamo a colori, o in nero e bianco, o in lampi e graffi.
Ma, se pensiamo a colori, i nostri pensieri somigliano ai quadri di Michela Santoro.
Che hanno il coraggio di ammettere quanto sia difficile, ritagliare forme e volti e fermarli, dentro il nostro continuo rimestare nei ricordi, nelle speranze e nelle paure. Nella nostra incertezza e difficoltà.
Eppure, il solo fatto di esserci, e di lasciarsi guardare, fa venir voglia di chiedere, di avvicinarsi. Che poi, è l’unico modo di conoscere.
C’è qualcosa di più importante, ed urgente ?