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Il discorso del re

Ott 27, 2022 | 2022, Commenti

1. Lezione di donnismo

Molte donne di Sinistra hanno scoperto, nei loro percorsi, la distanza, talvolta siderale, tra le parole pronunciate dagli uomini, e le loro pratiche concrete, in ogni ambito: politica di sinistra compresa. Gli uomini, spesso, considerano sé stessi, persino inconsciamente, come portatori di una verità universale, e, per ciò stesso, sovraordinata. Anche quando si stupiscono – e reagiscono malissimo – che una donna non consenta, immediatamente e senza far storie, ad andare a letto con loro; preferibilmente con entusiasmo e sorvolando su eventuali forzature derivanti dal ruolo, di capo, di marito, di segretario del partito o di sindacato.

Per questo, molte donne di sinistra, soprattutto nella pratica politica, complici anche le educazioni familiari ricevute da piccole, pur rivendicando pari condizioni e pari opportunità, non riescono, quasi mai, a rendere coerenti i mezzi, con i fini, e ritagliano, per sé stesse, funzioni ancillari, cioè perfettamente compatibili con la “normale” divisione dei ruoli e dei poteri; o ruoli in cui nessuna differenza è visibile, tra pratica politica maschile e pratica politica femminile – prevaricazioni comprese – pur dichiarandone pubblicamente, invece, l’alterità.

Quasi mai, le donne hanno la forza, e gli uomini l’umile lungimiranza, di confrontarsi davvero a partire da pratiche politiche “diverse” : in termini di tempi, di finalità, di riconoscimento reciproco, di visioni e di capacità di ascolto vicendevole, di desiderio biunivoco di conoscenza.

“ Contra factum, non valet argomentum”, direbbe sant’Agostino.

Quante sono le donne di Sinistra, a ricoprire incarichi di vertice, su un piano istituzionale e/o associativo ?

Difficile pensare che non ci siano donne capaci; il problema vero, è che una donna al vertice, comunque, “fa notizia”.

E la notizia, è che una donna, è Presidente del Consiglio dei Ministri, ma è una donna di Destra.

E la donna di Destra, Presidente del Consiglio dei Ministri, nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati, fornisce una chiave di lettura molto precisa di questo “fenomeno”.

Non c‘è nessun fenomeno, sembra suggerire, in tutto il suo discorso.

Ma solo una persona che ha vinto, senza predicare una “differenza”, persino grammaticale, ma, salendo su una scala costruita da donne che l’hanno preceduta: una sorta di Pantheon che lei cita per solo nome , interessante, per carità, ma utile solo ad espellere dal discorso pubblico le lotte di massa, prevalentemente femminili, che hanno conquistato diritti e opportunità in una Italia che, solo a metà degli anni ‘90, ha considerato lo stupro come “delitto contro la persona”, e non contro la morale; in una Italia che solo nel 1981 ha abolito il “delitto d’onore”, per il quale erano concesse fortissime attenuanti a chi uccidesse una donna ( quasi sempre, una donna ), che avesse offeso, con le proprie scelte, “l’onore” del padre, del marito, o del fratello.

In una Italia in cui quelle stesse contraddizioni albergano ancora oggi, ma che si sceglie di non riconoscere né considerare.

E’ alla radice, e nei fatti, che viene contestato l’odierno pensiero delle donne di Sinistra, incapace peraltro di comprendere le ragazze che hanno cacciato via Laura Boldrini dalla piazza, mentre difendevano il loro diritto a scegliere in autonomia sulla maternità, spiegandole che lei non le rappresentava: è difficile da digerire, il fatto che, pur sentendosi dalla parte della ragione, ci sia qualcuno che non la riconosca questa ragione, il che suggerirebbe, magari, di farsi qualche domanda, sulle proprie ragioni, e su come le si fa vivere nella pratica quotidiana.

La Sinistra, e ancor più le donne di Sinistra, farebbero bene a riflettere sul fatto che non una di loro, è Presidente del Consiglio dei Ministri, per la prima volta, nell’Italia repubblicana; ma una donna di Destra, che, semplicemente, ritiene che non esistano differenze, ma solo persone che riescono, ed altre che non riescono. E, soprattutto, che ritiene che la propria, sia una forza “personale” ( io sono Giorgia… ), e non una forza collettiva o di gruppo.

Gli uomini di Sinistra, su questo, in larga parte, sono incapaci di riflettere.

Loro, sono splendenti portatori di pensiero giusto e preciso; in qualche caso, hanno persino aiutato a “crescere”, delle donne, e sentono così di aver adempiuto ad un compito “storico”, senza però scansarsi mai dalle telecamere e dalle poltrone. E oggi si ritrovano di fronte ad una aporia: è incomprensibile infatti, per loro, come sia stato possibile che una donna li abbia sconfitti, e per di più, una donna che dovrebbe essere “antropologicamente” inferiore alle “proprie” donne di Sinistra, per le quali loro hanno sempre costruito politiche che le valorizzassero, a partire dalle “quote rosa”, per arrivare al doppio voto di genere nelle elezioni che eleggono sempre e solo uomini.

Forse che a Destra, siano improvvisamente cessate discriminazioni, sessismo, prevaricazioni, violenze ?

Non sono cessate nella società, queste problematiche, e, quindi, neppure a Destra: la sensazione è che a Destra si riconosca di più la soggettività, in generale, e magari persino il lavoro svolto. Certo, non dappertutto, né sempre.

Tuttavia, spiegare certe carriere, o certi successi, semplicemente ricorrendo all’esorcismo, secondo il quale una donna che ottenga un risultato, lo ha ottenuto perché abbia agito “da uomo”, è solo un modo per non affrontare il problema.

Sarà interessante, comunque, vedere una donna, Presidente del Consiglio dei Ministri, praticare politiche che riconoscono le donne a partire, prevalentemente, dal solo loro ruolo familiare, in una famiglia “normale”.

2. Lezioni di politica

Il Presidente del Consiglio parte da una verità inconfutabile, anche se, a Sinistra, ampiamente nascosta. Negli ultimi undici anni, si sono succedute al Governo, maggioranze costituzionalmente legittime, ma diverse, da quelle indicate dal voto popolare.

Con il voto del 25 settembre scorso, si interrompe quella che, anche da settori consistenti del Centro Sinistra, è stata considerata una anomalia – come se ad essere anomala fosse la Costituzione, per essere chiari – e viene eletta una maggioranza, che fornirà un governo al Paese.

Questo, è un fortissimo dato di egemonia culturale della Destra del nostro Paese.

La Destra, e il Mercato, si sono sempre sentiti stretti dentro i vincoli di una Costituzione che disegnava, per dare pieno compimento ad una idea di Democrazia popolare e partecipativa, una Repubblica Parlamentare, in cui gli eletti esercitassero le loro funzioni senza vincolo di mandato. E molti, al Centro e a Sinistra, hanno finito col considerare il valore della partecipazione popolare, anche in termini di fisica presenza nelle Istituzioni, come un ostacolo ai processi decisionali necessari alla modernità; veloci, cioè, assunti da tecnocrati, tendenzialmente neutrali, perché centrati solo sui meccanismi che consentano al Mercato di agire liberamente e senza i vincoli che lo Stato può porre, in nome del bene comune.

E per questo, dopo aver usufruito di una assurda legge elettorale – voluta prevalentemente dal Centro Sinistra – che ha eletto un numero dimezzato di parlamentari, tutti scelti personalmente dai vari capi partito, conferendo una maggioranza assoluta ad una coalizione che non è maggioranza assoluta nel Paese, ora diventa possibile anche cambiare la forma, della Repubblica Italiana, e, con essa, la sua Costituzione, magari anche nei suoi principi fondamentali. E, naturalmente, questa possibilità trova immediata eco nel cosiddetto Terzo Polo di Renzi, che già di suo, ci aveva provato, venendo sconfitto solo perché insopportabili la sua persona e la sua politica, non perché, nel merito, le forze politiche allora nel parlamento, non fossero d’accordo con quel percorso intrapreso.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato di voler passare da una “Democrazia interloquente” ( impara, Sinistra: i termini dell’avversario, come ad esempio “partecipativa”, non si pronunciano nemmeno, perché, come scriveva Orwell in “1984”, se non c’è una parola, non esiste neppure il concetto, il senso, che quella parola voleva esprimere ), ad una “Democrazia decidente”.

Il Mercato chiede stabilità: si vota una volta ogni cinque anni, e, chi vince, governa. In questa particolare declinazione della cosiddetta Democrazia liberale, non c’è spazio per i corpi intermedi della Società – partiti, sindacati, associazioni – né per la libera stampa, che anzi già si presuppone malevolmente schierata ( a mo’ di avvertimento ). Si può anche manifestare, nel frattempo, come concede il Presidente del Consiglio dei Ministri, e lei ne ha fatte tante, di manifestazioni ( in nessuna delle quali è stata manganellata ), ma il Governo governa, in una riedizione quasi moderna del Leviatano di Hobbes.

Così come, l’opposizione al Governo, auspicabilmente, non deve essere diretta dall’Estero, e, quindi, chi critichi, in realtà, fa il gioco di altri Paesi contro di noi, e, si sappia, che il Governo ha il coraggio di fare le cose, e pazienza, se si scontenteranno potentati o se, in un primo tempo i cittadini potrebbero non capire, e quindi, sia chiaro, che chi si opponga, è al soldo di oscuri potentati e lobbies, e, nella migliore delle ipotesi, non ha capito nulla: perché quel che si fa, è anche per il suo bene.

Da rilevare infine che, anche se l’attuale è un governo patriottico italiano, punterà all’”autonomia differenziata”, che, per ora, è un contenitore vuoto, ma pieno di possibilità che, ad essere differenziata, non sarà l’autonomia delle Regioni, ma le opportunità concrete e i diritti per i cittadini e le cittadine: differenziati per censo, e per appartenenza territoriale.

3. Lezioni di Economia

Il Presidente del Consiglio, dichiara che l’Italia si atterrà strettamente agli obblighi economico-finanziari assunti in campo europeo, sia ben chiaro però che, in sede di riforma del Patto di Stabilità ( di cui francamente è arduo conoscere persino il calendario ), si agirà senza la subalternità e i complessi di inferiorità della Sinistra.

Che ci sono sicuramente stati.

Ma qui, siamo alla cosiddetta “ Agenda Draghi “: orribile semplificazione giornalistica, per dire che ci muoviamo dentro vincoli macroeconomici molto pesanti che, fino ad ora, hanno impedito di pensare persino, a politiche diverse da quelle praticate dall’Italia negli ultimi trenta anni.

Era lecito attendersi che il Presidente del Consiglio evitasse di continuare con la propaganda elettorale. L’Italia è un Paese con un altissimo debito pubblico, e per questo, è vulnerabile. Profondamente vulnerabile, come dovrebbe insegnare l’esperienza della Grecia.

E se qualcuno pensi che l’Italia sia troppo grande e troppo importante per “fallire”, farebbe bene a ricordare l’esperienza della Lehman Brothers, dal 1850 “troppo grande, per fallire “, però, solo fino al 2008, quando è fallita davvero, ed il mondo è andato avanti senza di lei.

La verità è che l’Europa, da decenni, funziona sulla base di dettami di politica economica ( sarebbe meglio dire, monetaria ), imposti dalle Destre del Nord Europa, a partire dalla Germania socio di maggioranza, e che non si può pensare di usare esattamente gli stessi strumenti, sul piano interno, per uscire dalle contraddizioni, dalle debolezze, dalle ingiustizie, che quelle stesse politiche procurano.

Qui, la lezione di economia del presidente del Consiglio dei Ministri, somiglia molto al manuale di incantesimi di Hogwarts.

Sarà la crescita, stabile e alta e duratura, si dice, a farci uscire dal Debito.

Una crescita basata sul “Marchio” Italia, nel lusso, nel design, nell’agroalimentare, nell’alta tecnologia ( quale ? ).

In più, mentre si adombra la possibilità ( di certo la richiesta all’Europa ), che si possano usare fondi del PNRR, non per investimenti, ma per spesa corrente destinata ad abbattere il costo dell’energia per Imprese e Famiglie ( perché, certe parole, come ad esempio Lavoratori, o Cittadini, se non pronunciate, cancellano l’esistenza di certi soggetti sociali ), si propone un nuovo patto Fiscale, per il Paese.

A nessuno, piace pagare le tasse, pare, ma a tutti piace ricevere stipendi, pensioni, servizi, assistenza, incentivi, ristoro nelle calamità etc., da parte dello Stato.

Ma le risorse, da dove provengono ?

Da una riduzione della pressione fiscale; da una nuova stagione di condoni fiscali; da una tassazione piatta per i redditi da Partita IVA; dall’introduzione del cosiddetto “quoziente familiare” ( per cui famiglie più numerose pagherebbero meno tasse, e, pazienza, se l’impatto di una misura del genere avrebbe effetti profondamente diversi su una famiglia ricca, che così diverrebbe più ricca, rispetto ad una famiglia povera ); dal sostegno ai Lavoratori Autonomi colpiti dalla Pandemia; dalla riduzione del cuneo fiscale, in favore di Imprese e Lavoratori ( qui sono nominati, perché era difficile ignorarne l’esistenza rispetto a questa questione; ma poi bisognerà vedere la ripartizione dei benefici, di una simile misura, tra Imprese e Lavoratori ).

L’Agenzia delle Entrate, per parte sua, dovrà perseguire solo i “grandi evasori”.

In ogni caso, per sostenere l’economia italiana, sarà necessario fare qualche deroga alla sua “bellezza” – che pure il Presidente del Consiglio decanta, unitamente con la Grecia, quale culla della civiltà occidentale e dell’Europa, insieme alle radici giudaico-cristiane ( espellendo, anche qui, dalla Storia e dalla possibilità stessa di pensarne, la Rivoluzione Francese, il Protestantesimo, la Rivoluzione Industriale, etc. ) – trivellando il nostro mare ricco di gas.

Scuola e Università, sono chiamate ad orientare al Mercato. Che vuole pochi dirigenti, e una gran massa di persone da usare.

4. Lezione di Welfare

La famiglia è una istituzione formativa, che va tutelata e sostenuta, come va sostenuta la natalità. Occorre incrementare il “PIL demografico”.

Una nuova alleanza intergenerazionale, dentro la famiglia, rappresenta il pilastro, il principale ammortizzatore sociale.

Qui, lo sguardo del Presidente del Consiglio, si fa selettivo. Si pensa di aumentare l’Assegno Unico, e pazienza per chi abbia figli oltre i ventuno anni di età, che, alla loro età, dovrebbero già essere a lavoro. Si pensa di agevolare i mutui per la prima casa per coppie giovani, non di dare impulso ad una vera edilizia sociale o a bonificare le città dalla rendita immobiliare parassitaria che grava su tutti, non solo sui giovani, costituendo una delle fonti più ricche di evasione fiscale. Si pensa di incentivare l’occupazione femminile, però premiando le imprese che sappiano conciliare il rapporto delle donne tra casa, che resta comunque una loro esclusiva competenza, e lavoro. E si pensa di sostenere i Comuni per dare asili nido gratuiti con orari che arrivino alla chiusura di negozi e uffici ( le fabbriche non si citano più, però si vuole sostenere il welfare aziendale, che è l’unica volta in cui il Presidente del Consiglio parla di “welfare”, e solo associato alla parola “azienda” perché, anche qui, le parole “Stato sociale”, vanno sepolte una volta per tutte ), con investimenti è da immaginarsi, miliardari, visti i numeri miserabili degli asili nido comunali, rispetto alla necessità che vi sarebbe.

Ed è il lavoro, la strada maestra per rispondere al problema del disagio economico, che è drammatico ed in aumento nel paese, non il Reddito di Cittadinanza.

E qui si sarebbe persino tentati d’essere d’accordo, se non fosse che, per tante condizioni soggettive, il lavoro non può essere la risposta, persino ammesso che si sia in condizioni crearne a sufficienza.

Il Presidente del Consiglio, si rende conto che il problema delle pensioni, da molto tempo a questa parte, non è continuare a tutelare i tutelati, come chiede, ed otterrà, una parte rilevante della sua coalizione, e tutto il Sindacato. Ma tutelare le pensioni dei giovani, che, se e quando ci saranno, saranno povere, se non poverissime.

Ci permettiamo un piccolo suggerimento, a questo proposito: se infatti fosse consentito sommare la contribuzione previdenziale del fondo della cosiddetta Gestione Separata, con quella del fondo dei Lavoratori Dipendenti, rivalutandone il rendimento alla pari, pur sapendo che la cifra assoluta della prima è di gran lunga più bassa di quella della seconda, sarebbe una prima risposta importante, ma che richiederebbe una tale mole di risorse da consigliare di mantenere la legge Fornero, limitandone le storture, per non far saltare il sistema.

5. Lezione di politica internazionale e di ideologia

L’unica politica sulle migrazioni, dovrà essere quella del Decreto Flussi. Il Governo, cioè, sceglie quante persone far entrare per ragioni economiche, e da quali Paesi. Il diritto di asilo, l’Italia vuole rispettarlo, ma solo se esaminato sulle coste africane in grandi hub posti sotto la tutela delle Agenzie Internazionali.

In politica, in realtà, bisognerebbe avere il coraggio di spiegare fino in fondo, il proprio comportamento.

Posto che quello che il Presidente del Consiglio ha dichiarato, sia giusto e realizzabile, nel frattempo, l’Italia, cosa fa ?

Si limita a negare l’attracco nei porti italiani a qualsivoglia nave carica di migranti, quando sia una nave di una ONG, scaricando il problema a Malta, alla Grecia, alla Spagna, alla Turchia, o al mare e quando invece sia un barcone senza etichette, lo riporta in Tunisia, o in Libia, o in Marocco, o, magari, lo affonda a mitragliate, perché c’è un problema di sicurezza nazionale ?

Ce le abbiamo le risorse economiche per fare questo ?

Ce l’abbiamo, il coraggio di sparare ?

Quando le disparità economiche, nel mondo, sono così radicali come oggi, la questione migratoria andrebbe affrontata, almeno dall’Europa intera, come problema di sviluppo e progresso delle aree più in difficoltà del mondo, smettendo di predarle nelle loro materie prime, in primo luogo, e riequilibrando ricchezze e risorse per il pianeta.

Come la mettiamo, col positivo “PIL demografico” degli altri ?

Se non rispondiamo a queste questioni, facciamo propaganda, e proviamo a nascondere la polvere sotto il tappeto, facendo finta che casa è pulita.

Il Presidente del Consiglio proclama la fedeltà della sua coalizione all’attuale sistema di alleanze internazionali dell’Italia, in nome di una sua mai proclamata vicinanza a nessun regime, fascismo compreso.

E’ interessante come il Presidente del Consiglio legga la Storia.

Si proclama fedele alla N.A.T.O., composta, principalmente, da quei paesi che hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale contro il fascismo.

Ma non è che U.S.A. o Gran Bretagna avessero poca simpatia per il fascismo. Gli sparavano.

Delle due, una: o il fascismo va esplicitamente e concretamente condannato perché è stato un regime dittatoriale e criminale che, tra l’altro, ha portato il Paese ad una guerra distruttiva, oppure basta essere lievemente contrariati, dal fascismo, e continuare a pensare di essere un furbo italiano per niente brava gente, e per nulla affidabile, sul piano internazionale.

D’altra parte, un ragionamento analogo, andrebbe fatto per la Costituzione della Repubblica Italiana, sulla quale il Presidente del Consiglio ha giurato. Perchè la nostra, è una Costituzione antifascista, non una Costituzione che ritiene il fascismo antipaticuccio.

Ma, intendiamoci.

Ad oltre settanta anni di distanza dal 25 aprile 1945, a che serve parlare ancora di fascismo ?

Si dice che andrebbe “storicizzata”, quella vicenda, tipo discuterne, come oggi parliamo di Napoleone Bonaparte.

Ma Napoleone Bonaparte non ha generato Hitler, né ci si è alleato, e nemmeno ha incarnato un intero repertorio di umane tendenze sempre ripercorribili e sempre devastanti, per la civiltà, la libertà, la cultura, la democrazia, i diritti, la vita stessa delle persone.

Questo rende meno criticabili altri regimi ?

Ma che c’entra ?

E’ il fascismo, la nostra storia. Molto più di Stalin, che, comunque, il fascismo lo ha combattuto, e di questo gli va dato merito storico, senza sottacere che fu un dittatore sanguinario, per di più responsabile della trasformazione di un tentativo di libertà, in un orrendo regime la cui fine è stata un bene per l’intero pianeta.

Il Presidente del Consiglio, dovrebbe avere interesse a praticare una politica di Destra, finalmente libera dal retaggio e dall’eredità del fascismo. E la Sinistra, dovrebbe avere interesse a contrastare sul serio, una politica di Destra, non soltanto attraverso gli esorcismi che, spesso a sproposito, rievocano il fantasma del fascismo, per evitare di fare i conti così con le proprie posizioni che, nel merito, troppo spesso, non differiscono granchè da quelle di Destra.

Rifletta, il Presidente del Consiglio, sulle parole pronunciate dalla Senatrice Liliana Segre, reduce di Auschwitz, in una intervista televisiva. Quando l’intervistatore, Fabio Fazio, le ha chiesto perché avesse fatto un appello al suo partito, Fratelli d’Italia, a togliere dal simbolo la fiamma tricolore, la Senatrice ha risposto di non volerlo spiegare.

Qualcuno può immaginare quanto di indicibile vi sia in quel silenzio ?

Rifletta il Presidente del Consiglio, che è possibile cessare di essere nemico degli italiani, attraverso atti simbolici, e concreta pratica politica.

6. Lezione su tutto quello che non c’è

Non c’è l’acqua, signor Presidente del Consiglio.

Non c’è una città, o un comune, o un borgo, che non sia devastato dalla speculazione edilizia, dalla bruttezza, dall’incuria e dall’abbandono delle periferie, dall’abusivismo edilizio, dall’assenza di armonia e prevalenza dell’interesse pubblico nel governo urbano.

Non c’è una politica attiva del lavoro.

Non c’è una politica industriale orientata alla tutela del clima e dell’ambiente.

Non c’è una politica che abbatta il precariato nel lavoro, fornendo alle persone, in particolare ai giovani, la possibilità di immaginare un futuro, e magari anche nuove vite.

Non c’è una politica che offra ai giovani qualcosa di diverso dai bar, dai videogiochi, o dai cellulari, o dal consumo puro e semplice e che sia capace di far diventare interessanti e non nocivi, anche i bar, i videogiochi, e i cellulari, e responsabile il consumo, sotto ogni profilo.

Non c’è una politica della mobilità che privilegi il trasporto pubblico, leggero, non impattante e che svuoti gli ingorghi, i disservizi e le penitenze dei pendolari e renda meno torturanti, raccordi anulari e tangenziali.

Non c’è un premio per i cretini che pagano tutte le tasse, tutti i bolli, tutti i contributi, tutti gli stipendi, o forse sì, se si comportano da oggi in poi, in modo diverso, in premio, avranno il prossimo condono.

Non c’è una politica che decida che i beni pubblici, se sono dati in concessione ai privati, devono essere dati in cambio di risorse importanti, investimenti, occupazione, rispetto per la salute e sicurezza e per le persone, e non come succede oggi per le spiagge, le acque minerali, le autostrade, i marciapiedi delle città, lo spazio aereo per le televisioni o le compagnie telefoniche, etc. che sono regali preziosi a pochi soggetti chiamati solo ad incassare, il prezzo che pagano tutti i cittadini e tutte le cittadine.

Non c’è una politica che difenda i cittadini dallo strapotere delle assicurazioni, delle concessionarie di acqua, luce, gas, grandi filiere agroalimentari e della distribuzione organizzata che hanno devastato il piccolo commercio.

Non c’è una politica che riequilibri le diseguaglianze del Paese, dove da oltre trenta anni, i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, e chi sta in mezzo, ha sempre più paura del proprio impoverimento.

Non c’è riconoscimento e cittadinanza per le diverse identità sessuali. Che non sono malattie, ma modi diversi di essere, da non giudicare, ma solo da considerare, come tutti gli altri modi di essere, “normali”.

Queste, sono solo alcune, delle cose che non ci sono, e che, invero, non ci sono da molti anni, tanto da pensare che lei avrebbe dovuto accorgersene, signor Presidente del Consiglio.

Lei dice di non voler disturbare chi vuole fare.

Talvolta, però, chi fa, fa parecchio male. Bisognerebbe saperlo.

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