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Fondata sul lavoro…

Ott 21, 2022 | 2022, Storie

Offresi lavoro. Per una donna di quasi trenta anni.

Si richiedono specifiche competenze, ed esperienza lavorativa, in campo alberghiero. Potrebbe essere assunta da una nota struttura ricettiva di un noto borgo aquilano.

L’assunzione riguarderebbe l’intera stagione turistica: da inizio primavera di questo 2022, con un contratto a termine, diciamo per iniziali quattro mesi, con possibile proroga.

Il lavoro che la candidata dovrebbe svolgere comprende le mansioni di responsabile di sala, cameriera e maitre, tutto insieme.

Però, verrà pagata come lavapiatti.

Quando si è giovani, bisogna adattarsi. E poi, si dovrebbe considerare che è già una gran fortuna avere un rapporto di lavoro regolare, sia pure a termine: bisogna fare di tutto, per mantenere il posto di lavoro… per oggi è così… domani forse andrà meglio.

Quest’anno, la primavera è stata breve, e subito è arrivata un’estate molto calda. Quando è caldo, d’estate, in montagna si sta meglio, soprattutto quando arriva la sera, e poi la notte.

La nota e stimata struttura ricettiva fa presente perciò che potrebbe aumentare il numero di turisti su cui s’era fatto inizialmente conto; in questo caso, il contratto di lavoro verrebbe certamente rinnovato ad una Lavoratrice che, chinando il capo, si sia dimostrata capace ed affidabile. Li meriterebbe, altri quattro mesi di lavoro fino a fine novembre.

Tanto più che, in vacanza, col caldo che fa fuori, diventa piacevole, restare dentro: le mura antiche rinfrescano, e la sera, soprattutto, quando l’escursione termica abbatte il calore del sole, la voglia di far festa in ristorante, cresce.

E poi, questa, è una struttura ricettiva rinomata, che attira turisti da tutta Italia e dal mondo; un turismo che non bada a spese.

Bisogna accettare, sostiene la nota struttura ricettiva, queste consuetudini ed esigenze, e rispondere all’altezza, anche lavorando completamente da soli. Quando ci sono persone che fanno festa, sostene la struttura, deve esserci una giovane donna che lavori per loro.

E pazienza, se ogni giorno si lavori dieci, o dodici ore almeno, anche completamente da sola.

Ma la paga resta per otto ore al giorno.

Anche quando capiti, e capita, che s’inizi a lavorare alle 12, e si finisca alle 5 del mattino dopo.

Può darsi che ad una offerta di lavoro così, si risponda, e la si accetti.

La donna è giovane, ha meno di trent’anni ed ha energia, e però, dopo cinque, sei e sette mesi a ritmo infernale, senza che nessuno si vergogni neanche un po’ del trattamento che le viene riservato, che anzi è considerato “normale”, decide di gettare la spugna.

La giovane donna perciò, si risolve a chiedere all’azienda di essere licenziata, per poter avere diritto ad un periodo di Indennità di Disoccupazione. Ma l’azienda, è una azienda oculata, sul piano della gestione delle risorse, e per questo rifiuta di licenziarla. Se lo facesse, prima della scadenza del termine contrattuale, dovrebbe pagare all’INPS ben 557 euro circa, data l’anzianità, breve, di lavoro della giovane donna. Una spesa insostenibile.

La giovane donna, allora, ha un’unica strada davanti a sé, se voglia mantenere il diritto a percepire una Indennità di Disoccupazione, che le verrebbe negato se si dimettesse: può solo farsi licenziare “per giusta causa”.

Non presentandosi, ingiustificatamente, sul posto di lavoro per tre giorni, ella verrà licenziata e, siccome la “colpa” del licenziamento è soggettiva, ed in capo alla Lavoratrice, l’azienda non dovrà versare nulla all’INPS.

Sembra una soluzione ideale, se non comportasse un ulteriore piccolo problema.

Chi venga licenziato per sua colpa, verrà penalizzato, dall’INPS, che gli decurterà un mese dal periodo per il quale avrebbe diritto a percepire l’Indennità di Disoccupazione.

La giovane donna avrebbe avuto diritto ad un po’ più di tre mesi di Indennità di Disoccupazione, ma, l’INPS, gliene pagherà solo due.

Deve esistere, da qualche parte, un limite che separa la necessità di accettare prepotenze e sfruttamento, in nome della possibilità di avere uno stipendio, dalla scelta di pagare il prezzo necessario che serve a rimettere al centro la propria dignità di persona, prima ancora che di Lavoratrice, che ha anche il diritto di prendersi cura di sé, e di ristabilire un corretto equilibrio, tra tempo di lavoro, e tempo di vita e di riposo.

Quando questo limite si supera, e si decide allora di oltrepassarlo, improvvisamente, il tempo riprende a scorrere col suo ritmo naturale, e nonostante ci si senta persino un po’ in colpa, forse si ricomincia a possedere sé stessi ed i propri pensieri.

E ci si accorge di come tutto quanto si racconta sul Turismo, sulla bellezza di una vacanza in Abruzzo, nasconda spesso realtà molto pesanti e francamente vergognose.

Peccato, che nessuno controlli il lavoro “grigio”, quello sottopagato che evade ed elude obblighi di Legge e contrattuali.

C’è anzi chi sale in cattedra e pretende di dar lezione, dalla televisione o sui giornali, ai giovani che non hanno voglia di lavorare e preferiscono restare sul divano di casa, o a godersi un “ricco” Reddito di Cittadinanza, ove e quando ne abbiano diritto.

In una loro famosa interpretazione, il trio comico “ La Smorfia” ( Troisi-Arena-Decaro ), raccontava di un San Giuseppe ( forse ) che stava cercando lavoro, e anch’egli riceveva strane offerte di lavoro, ma non tanto strane, quanto quelle che capita d’ascoltare oggi.

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