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Elezioni europee – per una Europa decente –

Giu 15, 2024 | 2024, Commenti

Le ultime elezioni europee, anche alla luce del contesto globale, consegnano, nel loro esito, un quadro di incertezze, i cui effetti possono essere molto pesanti nei prossimi mesi.

Il gruppo parlamentare europeo dei Popolari, accresce la propria rappresentanza in modo significativo.

Il Centrosinistra e i Socialisti europei hanno perduto qualche seggio, nel Parlamento Europeo, ma vedendo le proprie rappresentanze nazionali, ottenere risultati molto diversi tra loro, dal franco avanzamento del PD in Italia, alla pesante sconfitta dell’SPD in Germania, alla sostanziale tenuta dei Socialisti spagnoli (pur sopravanzati dai Popolari spagnoli).

I Liberali perdono un consistente numero di seggi; i Conservatori europei, che, in realtà raggruppano formazioni di Destra, quali ad esempio la nostra Fratelli d’Italia, o la spagnola Vox, compiono, nel complesso, un piccolo avanzamento in termini di seggi.

Il gruppo di Destra estrema (tra cui, la Lega, o il gruppo politico di Marine Le Pen), ottiene un importante aumento dei seggi; il gruppo Verde subisce una pesante sconfitta con conseguente diminuzione della rappresentanza; il gruppo di Sinistra, perde un seggio e diminuiscono, significativamente, gli eletti di gruppi politici che non si affiliano ad alcuno dei grandi gruppi politici europei.

La composizione del Parlamento Europeo, potrebbe prefigurare un’alleanza tra Popolari e Destre, (pur se tra questi due gruppi politici vi sono molti motivi di contrasto, e qualche veto reciproco), che potrebbe attrarre anche molti parlamentari di gruppi la cui collocazione europea è spesso incerta; oppure, potrebbe veder riproposta una alleanza tra Popolari e Centrosinistra, più o meno allargata ad altri, che però sconterebbe uno spostamento nell’asse politico verso posizioni moderate su molte decisive questioni di merito.

Questa composizione di possibili alleanze, dovrà soprattutto però, fare i conti con le convenienze reciproche dei diversi governi nazionali, chiamati ad esprimere i nomi dei Commissari dell’Unione Europea (diciamo, per semplificare, il suo vero governo). E queste nomine, possono essere espressione di una maggioranza che governa un Paese, ma che, nelle sue singole componenti, si scomponga poi in un diverso sistema di alleanze sul piano europeo, producendo così ulteriori contraddizioni.

Ovviamente, in ciascuno Stato europeo, dove si siano svolte le elezioni, ciascun risultato elettorale, ha un suo riflesso nazionale, i cui riverberi possono condizionare anche in modo decisivo, la futura “linea politica” dell’Europa.

Il contesto in cui le elezioni si sono svolte, e la portata dei temi che avrebbero dovuto affacciarsi nel dibattito pubblico, avrebbe richiesto una ampia partecipazione popolare al voto, conferendo sostanziale legittimazione politica al suo esito per questa via, mentre invece, nell’Unione, ha votato poco più del 51% degli aventi diritto, ed in Italia, per la prima volta, ha votato meno del 50% degli aventi diritto, pur in presenza, in molti territori, di elezioni amministrative locali che hanno certo avuto un effetto di traino anche sul voto europeo, segnalando così, quanto meno, una forte componente di indifferenza, nei confronti delle istituzioni dell’Unione, oltre che, della politica più in generale, quale strumento utile ad intervenire positivamente sulle condizioni materiali delle persone. E se a questi dati, non del tutto arbitrariamente, sommassimo il voto che, in Europa, è stato assegnato a formazioni politiche esplicitamente contrarie al processo di integrazione europea, o, più semplicemente, nazionaliste, ci troveremmo di fronte ad una profonda crisi di fiducia dei cittadini europei, nei confronti di una prospettiva in cui l’Unione tra gli Stati, consenta politiche comuni, ad ogni livello, e per ogni grande tema.

E da qui, occorrerebbe partire per provare a costruire una analisi, ma anche qualche prima opinione sulla prospettiva.

Il dato politico è che, alla vigilia delle elezioni americane, nelle quali si corre il concreto rischio che un moderno campione dell’autoritarismo nazionalista divenga Presidente degli Stati Uniti d’America, e mentre sono in corso di svolgimento due importanti conflitti, entrambe suscettibili di allargamento – per un verso, all’intera area mediorientale, per l’altro, proprio all’intera Europa – ai cittadini e alle cittadine europee, in larga maggioranza, non interessa un soggetto politico europeo coeso e pienamente legittimato e che porti avanti politiche autonome ed unitarie.

E’ stato conferito così, in modo autolesionistico, un indubbio vantaggio politico a potenze globali, come gli Stati Uniti, la Russia, e la Cina, che si troveranno a discutere con un soggetto rappresentativo unico, ma debole, e con molti Stati nazionali, deboli, sul piano globale, ma ciascuno interessato ad entrare in un sistema di alleanze internazionali che, il più egoisticamente possibile, tuteli i singoli interessi nazionali.

Credo valga la pena qui, ricordare, come siano stati, nella storia, proprio i nazionalismi a preparare il terreno per le dittature, e per la guerra; e credo valga sempre la pena ricordare come sia avvenuto, tanto in Italia e Spagna, quanto in Germania, che la Democrazia sia stata travolta, esattamente quando le forze politiche moderate abbiano trovato possibile e conveniente, allearsi con la Destra estrema.

Pur con l’eccezione, nello scorso secolo, del comportamento delle forze politiche conservatrici della Gran Bretagna.

Chi governa i mercati mondiali, su un piano economico finanziario, esercita una pressione sempre più pesante, affinché tutti gli strumenti di eguaglianza delle democrazie liberali, siano abbattuti, consentendo così di ridurre la Democrazia al puro simulacro di un voto da esprimere ogni certo numero di anni. Questa offensiva in atto da anni, ottiene i suoi risultati più drammatici, mentre il sistema dei mezzi d’informazione di massa, in un medesimo tempo, si concentra in mani proprietarie sempre meno interessate all’informazione, e sempre più orientate a trasformarli in meri strumenti di propaganda; mentre, per converso, una parte importante del dibattito pubblico avviene su piattaforme social di proprietà privata, del tutto indifferenti alle ricadute del loro modo di funzionare, sul piano della tenuta stessa della convivenza civile. In ogni Stato, ed in Italia in particolare, l’indipendenza della Magistratura, e di tutte le istituzioni di controllo, è radicalmente posta in discussione, per piegare ogni corpo autonomo alle esigenze del governo del momento. La crisi ambientale e climatica è negata, anche sotto la spinta dei conglomerati che traggono profitto dai combustibili fossili, e non riesce a produrre lo scatto necessario verso un mutamento nei modi di produzione e consumo, tale da risultare appetibile alle persone e compatibile con l’esistenza futura del genere umano.

Proseguono i processi di de-localizzazione degli apparati produttivi e di servizio, e diviene sempre più stringente la finanziarizzazione dell’economia, che trasforma anche i tessuti urbani in puri arredi funzionali solo al consumo. Alla vigilia di una nuova possibile rivoluzione tecnologica dettata dalle ricadute operative della cosiddetta Intelligenza Artificiale, non appare esservi alcun tentativo serio di governo politico delle sue conseguenze umane e sociali, ma è lasciata piena libertà di azione al ristretto numero di imprese proprietarie di brevetti, che agiscono solo in nome dei propri profitti.

Il tentativo in corso, è quello di aziendalizzare l’intero assetto sociale, verticalizzando pesantemente ogni facoltà di decisione conferendo potere a pochi, il cui compito essenziale, sia essere vassalli del denaro, guardie armate della ricchezza, e veloci e muti esecutori, togliendo ogni peso e rilievo alla partecipazione democratica e alla Libertà; all’Eguaglianza e alla responsabilità sociale.

Il peso reale sulle persone, di queste tendenze politiche ed economiche, e di queste tensioni di guerra, è palesemente ignorato nella gran parte del concreto agire politico che, invece, ricorre con impressionante frequenza e strumentalità, alla logica del capro espiatorio (colpa dei migranti; colpa dello Stato Sociale; colpa dei diritti delle minoranze; colpa delle lungaggini derivanti dai processi democratici; colpa dell’integralismo ambientalista…).

Le umane sofferenze, il diffondersi di paure, talvolta fondate, il venir meno dell’autorevolezza del discorso scientifico e persino del principio di non-contraddizione, non trovano a contrapporsi un adeguato apparato di valori, di azioni e di comunicazione, capace di mutare le priorità dell’agenda politica; anzi, anche chi dovrebbe essere sensibile ad una idea che, nei principi ispiratori dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese trovi le proprie radici, è troppo spesso culturalmente subordinato all’indimostrabile principio, che non vi sia un altro mondo migliore di questo e che non sia concretamente possibile far altro che attenuare, per quanto poco, i nefasti effetti sociali della bruta competizione sui mercati.

Il rinchiudersi europeo progressivo, nei rispettivi recinti del nazionalismo egoista, che comunque mai mette in discussione le bronzee leggi del Mercato, preannuncia una sempre più marcata subalternità del nostro continente alle potenze globali, anche sul piano militare, ma, quel che è più grave, preannuncia un ulteriore inasprimento, di tutte quelle condizioni che, negli anni, hanno finito col disilludere i cittadini europei verso l’Unione, e persino verso la Democrazia.

E la strada della “Brexit”, percorsa dalla Gran Bretagna, è lì ad offrire il miraggio (quanto sarebbe ingannevole paragonarsi a chi mantenga una fitta rete privilegiata di scambi con un ex impero), che finge possibile aver vita al di fuori delle asfissianti regole di Bruxelles.

E’ prevedibile che i diversi nazionalismi, a partire da quelli di Francia e Germania, che hanno visto al proprio interno, la vittoria elettorale di formazioni politiche di Destra estrema, produrranno un ulteriore irrigidimento delle politiche macroeconomiche dell’Unione, a partire dall’attenzione sui bilanci degli Stati e sulle politiche di rientro dal Debito Pubblico, restringendo gli spazi della Solidarietà.

E’ proprio su questo terreno, che l’attuale governo italiano potrebbe giocare qualche carta nel garantire il suo appoggio, almeno formale, a personalità politiche che accettino, in cambio, di rendere la Commissione Europea più morbida, verso l’Italia, rispetto alle politiche di Bilancio, ma anche rispetto ad alcune liberalizzazioni ferme, che gravano sulle condizioni di tutti i cittadini (taxi, balneatori ad esempio), e più attenta, rispetto ad alcune tematiche di carattere generale, che, declinate in modo restrittivo, godono comunque del consenso di una parte larga degli europei (dalle politiche di contrasto alla migrazione, all’annacquamento dei già permissivi vincoli in tema di crisi climatica e politica ambientale…).

Sarebbe utile ed opportuno, in questo senso, se le forze politiche di Centrosinistra italiano, non garantissero in alcun modo il proprio appoggio ad una riedizione di maggioranze europee, la cui massima responsabilità sia affidata ai Popolari, con l’appoggio di Centrosinistra e Socialisti. Sarebbe necessario che la responsabilità, in sede europea, di sostenere una simile alleanza, sia, volta per volta verificata alla luce delle concrete scelte che vengano fatte; contrapponendosi ad esse, quando sia necessario, in nome dell’interesse italiano e di più avanzati equilibri sociali, economici e politici. Deve cioè sciogliersi, l’identificazione sin qui strumentalmente agitata dalla Destra, tra regole europee che penalizzino questo o quell’interesse singolo, e il Centrosinistra; come deve essere chiara l’opposizione ad una politica di Bilancio recessiva, contraria allo Stato Sociale e penalizzante nei confronti dei cittadini a reddito fisso e di quelli facenti parte delle fasce più deboli della società.

E’ da lungo tempo, che i temi principali dell’agenda politica nazionale, e anche europea, sono dettati dalle forze più retrive e conservatrici, sul piano culturale, e dal potere economico-finanziario, sul piano della concreta allocazione delle risorse, che hanno ormai compiutamente modellato una società dominata da pochi ricchi e super ricchi, di fatto pressochè intoccabili, anche sul piano giuridico o dei possibili reati commessi.

Se non si rompe questa composita, e spesso al suo interno contraddittoria, egemonia culturale, è puramente illusorio immaginare equilibri politici diversi.

Mi dà una sensazione di pesante disagio, quando non di aperto fastidio, l’ascolto, da parte di una serie di soggetti, sociali e politici, collocati a Sinistra dello schieramento politico, mentre continuano a rappresentare la realtà, come se gli esiti elettorali, e i movimenti reali della Storia, non esistessero, o fossero una sorta di inganno. Costoro ripropongono, in una litania intrisa di superstizione, le proprie posizioni, come se non fosse esistita alcuna sconfitta, come se il movimento reale del mondo, non sia già andato in direzioni molto lontane da quelle sognate.

Sembra, spesso, l’atteggiamento di chi sia convinto che le proprie idee, solo perché sono le proprie idee, siano necessariamente le più corrette e giuste, e le uniche capaci di dare felicità al pianeta, cancellando, anche per questa via, ogni rapporto con la realtà.

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ci consegnano una Europa spostata a Destra, disillusa, sul piano delle reali possibilità di incidere dell’Unione sul miglioramento della vita di ciascuno, e anzi spesso arrabbiata per le concrete politiche poste in essere che, non solo hanno impoverito i cittadini e reso meno eguale la società, ma hanno anche colpito interessi, talvolta piccoli interessi, di soggetti comunque deboli, di fronte alla competizione internazionale, e che sono stati attaccati, non in nome di principi liberali, capaci magari di trovare anche adeguate risorse per finanziare veri processi di riconversione, bensì in nome di multinazionali il cui unico interesse è schiacciare ogni concorrenza, per quanto minima, e dominare ogni fattore di prezzo del proprio mercato di riferimento.

Emblematico, in questo senso, il dissenso manifestato dagli agricoltori, in merito alla Politica Agricola Comune, che è il più consistente capitolo di spesa di tutto il Bilancio dell’Unione.

Tale risentimento e protesta, trova sponda quasi solo a Destra dello schieramento politico, realizzando così il capolavoro di partiti nazionali che fomentano la rivolta contro quello che loro stessi votano in Europa.

L’espressione della politica estera dell’Unione è il suo Commissario Ursula Von der Leyen, che è lasciata in piedi da Erdogan; o il pietoso spettacolo di leader europei, con a capo il nostro Presidente del Consiglio, che vanno regalando risorse scarse ai despoti dei paesi mediorientali e del Nord Africa, perché blocchino, al loro posto, i flussi migratori.

Non una seria voce autonoma europea, si è alzata sulle vicende drammatiche dell’Ucraina, e sulla mattanza in corso in Israele, cui tutti sembrano partecipare con fervente entusiasmo, salvo poi rinfacciarsi reciprocamente le vittime civili, i cui numeri fanno rabbrividire.

E così deve continuare ad essere perché le potenze globali non sono disponibili a considerare l’Europa come un soggetto unico, portatore di propri specifici valori, e capace di parlare con voce unica.

L’Europa è, e deve restare, semplicemente, il più ricco mercato del mondo.

Ed è terribile, che questi temi decisivi siano rimasti sullo sfondo, di un dibattito che, in Italia, continua a centrarsi su aspetti fuorvianti e manipolatori, e non su temi che invece richiederebbero grande impegno. Forse cesserebbero dibattiti sul fascismo, che non hanno nulla di storico, ma anzi prendono il giudizio storico sulle vicende del nostro Ventennio, e lo trasformano in materiale da smargiassate da bar. Il revanscismo culturale della Destra del nostro Paese, è mortifero, ma è anche un gigantesco specchietto per le allodole che nasconde le macroscopiche diseguaglianze presenti nel nostro Paese. Verrebbe da dire che certe uscite andrebbero semplicemente ignorate, mentre invece altissima dovrebbe essere la vigilanza e la risposta, ad ogni azione che neghi libertà, e reprima il dissenso, comunque manifestato; così come fortissima dovrebbe essere la resistenza ad agni tentativo di mutare l’equilibrio tra poteri in favore della preminenza del potere Esecutivo.

Bisognerebbe costruire le condizioni per avere la forza, pur senza poter contare su alcun appoggio mediatico, di imporre altri ordini del giorno alla consapevolezza del Paese.

Come combattere il lavoro povero (anche autonomo) ed il precariato. Come avere un sistema fiscale più giusto ed equo che chieda progressivamente di più a chi più abbia e combatta elusione ed evasione fiscale e concorrenza sleale. Come ridare centralità allo Stato Sociale, a partire dalla Sanità Pubblica, e da una seria, ed equa riforma del sistema pensionistico, che sta costruendo ora, per i nostri giovani, un avvenire da pensionati poveri. Come ridare centralità e vivibilità e bellezza, alla dimensione urbana, favorendo il diritto alla casa, soprattutto per i più giovani.

Come dare vera centralità agli investimenti per la Scuola Pubblica, e l’Università, e per il sistema della Ricerca. Come tutelare l’immenso patrimonio artistico ed ambientale del nostro Paese.

Come costruire vere politiche industriali che individuino e sostengano i settori, produttivi e di servizio, in cui è possibile crescere, in particolare nel Sud dell’Italia. Come vincere la sfida di una mobilità sostenibile e non penalizzante. Come riformare le articolazioni dello Stato, perché gli Enti Locali smettano d’essere pure cinghie di trasmissione del potere centrale, e divengano enti capaci di programmazione anche a medio e lungo termine, dotati di nuove risorse finanziarie, di cui siano immediatamente responsabili, e che abbiano l’obiettivo, nel loro impiego, contemporaneamente, di sostenere e far crescere le situazioni di eccellenza, ed abbattere, insieme, i divari dei servizi disponibili, esistenti tra territori diversi, talvolta all’interno delle stesse realtà regionali, del CentroSud, come del Nord e delle Isole. Come difendere il cittadino, ormai solo e senza reali strumenti di tutela del consumatore, davanti alle grandi e grandissime aziende di produzione o di servizi, a partire da quelle ancora in parte pubbliche. Come cambiare, radicalmente, le nostre politiche migratorie e di acquisto della cittadinanza, a partire dal divieto di ogni discriminazione nei confronti delle donne migranti, compreso il divieto ad indossare i simboli della loro presunta inferiorità. E questi sono solo alcuni, parziali esempi, di quello che sarebbe necessario porre in luce e far divenire concreta discussione dei cittadini e delle cittadine.

Vi sono tutte le condizioni storiche, per un pesante, e forse decisivo attacco alla Democrazia liberale. E queste condizioni sono presenti in tutta Europa, ed in particolare nelle sue nazioni più grandi ed importanti. Il contesto mondiale spinge, in modo forsennato verso ipotesi di questo tipo, che disegnerebbero, finalmente per qualcuno, degli assetti istituzionali puramente funzionali ad un capitalismo non temperato da alcuna regola, e capace di distruggere, per i suoi stessi intrinseci principi di funzionamento, la  vita del pianeta.

E’ su questo terreno, sperabilmente comune, che il Centrosinistra ha il dovere, prima di tutto, di dialogare e costruire alleanze con le forze moderate in ogni singolo Paese ed in tutta Europa insieme. Un lungo e faticoso lavoro di cucitura che non tradisca le ispirazioni essenziali del Socialismo, ma che sia capace di rileggerle alla luce di una nuova e profonda analisi della modernità.

A Sinistra, deve cessare la subalternità culturale al Capitale, e deve vedere la luce un nuovo sistema di valori e idee capaci di vincere le paure e di parlare anche all’emozione delle persone.

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