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Guardare dentro la notte – Seconda parte –

Giu 29, 2023 | 2023, Commenti

La concreta vita delle persone, oggi, è, in larga parte, un percorso individuale e solitario, che, almeno in Italia, può contare, spesso, solo su una rete familiare di sostegno.

La rete familiare si attiva nei passaggi importanti della vita delle persone. Al momento della ricerca di un lavoro e come sostegno nelle fasi di disoccupazione; in una situazione di malattia; quando si diventi genitori per la cura dei figli; quando i figli si spostino per andare in Università, etc.

La rete familiare, quando presente, diviene un ammortizzatore sociale, in una situazione in cui, da anni, i servizi pubblici sono cancellati o ne diminuisce l’incidenza, contribuendo, anche per questa via, a generare nelle persone la sensazione di vivere in un fortino assediato, entro il quale si può contare sul sostegno solo di persone fidate. Ma può anche divenire il paradigma di riferimento per la costruzione di egoismi; di chiusure corporative e di nepotismo.

La rete familiare può giocare un ruolo decisivo nella ricerca della raccomandazione giusta, in ogni campo, e la sua efficacia alimenta la percezione che le regole valgano solo per gli altri; per i fessi, e che alle regole sia conveniente richiamarsi solo quando un proprio diritto venga coartato, mai, quando le regole ci pongano in una situazione di obiettivo e magari giusto svantaggio.

La vita, nelle aree urbane, si svolge in grandi complessi residenziali, tante volte spersonalizzanti, o in unità abitative autonome, recintate, nelle quali ci si rifugia al termine di giornate lavorative spesso prolungate. Si assiste quasi ovunque alla stridente contraddizione di un patrimonio abitativo costruito, sovrabbondante e talora abusivo, e di una contemporanea penuria di alloggi dignitosi a prezzi accessibili, in particolare per i giovani e le persone sole ( e anche per l’emergenza abitativa, spesso la rete familiare può fornire le uniche risposte disponibili ), in un quadro generale di progressivo spopolamento delle aree interne al Paese.

L’edilizia abitativa di recente costruzione non incontra quasi mai spazi pubblici dedicati all’incontro, ma solo spazi privati dedicati al consumo; i centri storici, in tutta Europa, sono colmi delle insegne luminose delle stesse catene di negozi o alberghi e sottoposti, in misura sempre più larga, alla trasformazione in puri scenari per il consumo turistico e ricreativo; vengono cancellate le residenze private, il piccolo commercio, le botteghe artigiane: l’unico regolatore diventa la rendita fondiaria e la speculazione immobiliare.

Le periferie urbane sono troppo spesso il regno dell’abbandono e dell’assenza di disegno pubblico e di inclusione, espandendosi disordinatamente nelle campagne, in continuità con vecchi e nuovi insediamenti industriali e commerciali e cancellando i terreni agricoli e la cura del territorio e delle sue risorse idriche.

Naturalmente, il panorama non è tutto così desertificato.

Esistono vaste aree di impegno comunitario. Esistono ampi spazi di volontariato sociale che rende la vita delle comunità locali più libera e ricca, o, semplicemente, più divertente. Esistono ancora forme di impegno “tradizionali”: nei Partiti, nei Movimenti, nei Sindacati, nella Cooperazione, nel seno delle religioni istituzionalizzate, nello Sport o nel Teatro, o nella Musica etc.

Esistono Istituzioni che, nonostante ogni impedimento e ogni impoverimento delle risorse disponibili, cercano sempre di perseguire una finalità pubblica, d’interesse comune.

Il clima generale comunque, in ogni settore della vita personale, percepisce l’intervento pubblico come marginale e spesso solo vessatorio; e solo nella individuale capacità di farsi strada – e qui varia l’individuale soglia dei costi accettabili a questo fine – risiederebbe la possibilità di futuro.

Tanto è alta la soglia dell’incertezza che ogni forma di gioco d’azzardo, da quello legale a quello illegale, trova i suoi praticanti più o meno assidui e sempre crescenti.

Le forme della rappresentazione della realtà, e della comunicazione, con l’avvento dei Social Network hanno prodotto una serie di fenomeni esplosivi, non ancora sufficientemente indagati, mentre l’avvento della cosiddetta Intelligenza Artificiale già pone l’umanità intera di fronte ad interrogativi inediti e a rischi e/o potenzialità ancora in larga parte imprevedibili.

E’ indubitabile che, negli ultimi 15-20 anni, le diverse forme di comunicazione interpersonale, e le diverse piattaforme “Social” abbiano radicalmente cambiato il peso, la diffusività e la capacità di penetrazione del discorso pubblico, proveniente da una pluralità pressochè infinita di voci.

La prima vittima di questo fenomeno, è il “principio di autorevolezza”.

La quantità di volte, in cui una solenne cazzata è ripetuta per tutto il mondo, cancella la sua indubitabile irrealtà, e ne fa invece un “oggetto vero e reale insieme”, capace di cambiare l’opinione delle persone, il loro comportamento, le loro scelte, anche sul piano elettorale.

La voce di uno scienziato diventa eguale alla voce di una persona qualsiasi: non nel campo delle opinioni estetiche, ad esempio, il che sarebbe comprensibile e talora accettabile; bensì nel campo proprio della disciplina accademica di cui lo scienziato si occupi, e questo, è potenzialmente distruttivo.

La Destra, in questo senso, è stata più veloce ed abile di qualunque altra ideologia politica, a trasformare il potenziale libertario e democratico della rete, in un amplificatore privo di limiti, del livore e della rabbia sociale. Ed è per questa via, che la diffusione di notizie false e tendenziose, spesso pre-politiche, ha trasformato le piattaforme “Social” in un’arma la cui potenza e la cui efficacia ancora non sono ben valutabili e comprensibili ( replicando, in una certa misura il fenomeno di Berlusconi, che ha vinto le elezioni politiche del 1994, a partire da giugno del 1981, quando ha iniziato a trasmettere su Canale 5 la prima stagione della serie televisiva “Dallas” ) .

Non si tratta solo di “complottismi” di vario tipo, ma proprio della penetrazione nel profondo del corpo sociale, di atteggiamenti, di tipicità di reazione, di pre-giudizi che hanno reso sempre più poveri i processi cognitivi e sempre più stereotipate le opinioni; che hanno prodotto interazioni sociali reali sempre più rare e meno significative, facendo emergere invece figure di mediazione ( i cosiddetti influencer ), immediatamente ascritte alla logica bruta di mercato, ma anche vere e proprie centrali della disinformazione, della manipolazione e del controllo, talvolta addirittura inserite precocemente, rispetto alla percezione generale di queste problematiche, negli organigrammi statuali ( a partire da Russia, Cina, USA, Israele etc. ).

Sono bastati dieci anni circa, alle piattaforme “Social”, per distruggere in larga misura il peso e la significatività secolare dei Media tradizionali, a partire dalla carta stampata.

La comunicazione interpersonale, mediata dalle piattaforme “Social” e dai cellulari, sembra isolare le persone, invece che consentire loro maggiori contatti sociali, e, nell’isolamento, proliferano tensioni, pulsioni, frustrazioni e comportamenti asociali potenzialmente devastanti: basti considerare l’uso che dei Social ha fatto il terrorismo suprematista bianco negli USA, o, per altro verso, la barbarie dell’ISIS.

In sostanza, questi ultimi decenni, ci consegnano una società che pare essere fortemente individualista, impaurita, arrabbiata ed atomizzata, pur se iper-connessa, dentro una economia di mercato sempre più libera da ogni vincolo sociale, nel quadro di relazioni internazionali sempre più tese a ridefinire gli equilibri, e le relazioni, attraverso, innanzi tutto, l’esplicitazione dei rapporti di forza.

Mentre il pianeta, sovrappopolato, brucia per effetto del suo modello di sviluppo e sempre più distrugge le sue risorse non riproducibili, a partire da aria e acqua.

Naturalmente, la mia è una semplificazione, non del tutto eccessiva, temo, ma dalla quale è necessario partire per provare a trovare qualche orientamento possibile per il futuro.

Esistono, dei discrimini che la Sinistra possa scegliere, ed esplorare, nelle condizioni odierne, per orientare il proprio agire politico. Di certo ne ha scritto, e molto meglio di me, Norberto Bobbio ( Destra e Sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica. Donzelli Editore ).

Ma io vorrei porre un tema sino ad oggi tabù, per la Sinistra.

Se cioè abbia ancora un senso una distinzione.

E mi permetto di rispondere che, nel momento in cui, almeno a Sinistra, si sia rinunciato ad immaginare un altro modello economico, e, per questa via, in una certa misura, un altro modello di relazioni umane, e, persino, di “umanità”, tale distinzione attenga più a questioni di “stile”, che di sostanza.

Naturalmente, sto estremizzando, un concetto.

Ma oggi, nelle concrete proposte politiche, l’elettorato, non vede soverchie differenze. Come spiegare altrimenti le percentuali sempre crescenti d’astensionismo ?

L’elettore sembra presupporre che chiunque si ponga al Governo, non abbia né la possibilità, né la volontà, di mutare le condizioni di fondo del vivere comune. Per cui appare essere sostanzialmente ininfluente l’una, piuttosto che l’altra scelta.

Certo, i temi in gioco restano di assoluto rilievo.

Ma, davvero, può essere “mobilitante” per il corpo sociale sapere se l’Italia aderirà, o meno, al MES ( Meccanismo Europeo di Stabilità ) ?

Non sostengo, che sia irrilevante. Ma penso che sia irrilevante per una quantità assolutamente maggioritaria di italiani.

Sono temi che fanno somigliare la politica all’amministrazione. Ed è vero che gli italiani sembrano accapigliarsi per l’amministrazione ( pare che il contenzioso giuridico legato alla vita in condominio abbia confini estremamente larghi ), ma mi pare difficile che decidano di orientare la propria vita in funzione di come siano distribuiti i parcheggi condominiali.

Allora, forse, il tema vero da porre, non è solo perché ci si dovrebbe rivolgere a Sinistra, ma anche quale sia la funzione sociale, e storica, di una Sinistra che abbia le proprie radici nella concreta esperienza storica del ‘900, e se possa porre a sé stessa obiettivi capaci di parlare alle persone del III Millennio.

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