Ci sarebbe bisogno di neve e pioggia.
Voi che governate un mondo che si brucia e scioglie sempre di più, non bevete ? O, in tempo di siccità, pensate che il vostro denaro e i vostri cannoni, vi leveranno la sete ?
Ci sarebbe bisogno di bimbe e bimbi che camminano da soli in strada e giocano, a palle di neve, o a bagnarsi le scarpe nelle pozze, e ci mettano le mani dentro, in campagna, per raccogliere i vermi e guardarli, e sentire ribrezzo, oppure esser contenti, perché si possono mettere su un amo ed andare a pesca, o lasciare nel nido di un uccello infreddolito.
E sotto la pioggia, e sotto un ombrello, e sotto una gronda che straripa, due innamorati, c’è bisogno che si bacino, perché il vapore delle loro labbra, si trasformi nel fumo di un camino e li faccia volare, tra le nuvole basse e la nebbia grigia, mentre loro soli, sarebbero coloratissimi. E con le mani intrecciate, sarebbero capaci di trovar spazio per il sole.
Ne avremmo, di bisogno di pace.
Perchè voi che avete tutto, e volete di più ancora, per inutilmente provare a colmare la vostra paura e nascondere il vostro fetore, se fosse di pace, il tempo, sapete, che tutti s’accorgerebbero che siete inutili, ma neanche dannosi, solo nulla, il nulla che presto diventerete e di voi non ci sarà ricordo alcuno.
Col tempo di pace, i fiori, non sarebbero costretti a cercar spazio tra latrine e ferri esplosi, ma potrebbero esporsi liberamente agli sguardi di un uomo innamorato, che comprenda, e non dimentichi più, la dolcezza dei petali della donna che ama ( o dell’uomo, che ama ), e senta il bisogno sempre, di carezzarli, perché son essi che lo fanno respirare.
E c’è bisogno di pace, per studiare e cercare e imparare: i bambini, e le bambine, in classe, hanno bisogno di pace, e a casa, hanno bisogno di pace.
Una mamma che porta i figli in braccio, e si nasconde, di notte, in una campagna, per sfuggire al bombardamento della città, non metterà più al mondo, figli che vogliono far guerra, e di queste mamme, abbiamo bisogno.
Di tantissima libertà, abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno di una libertà sfrontata ed esigente, quella che nasce dalla responsabilità personale e dal sentire il dovere di far le cose per bene, e per il bene degli altri: perché il bene degli altri, è anche il nostro, spesso. E quella libertà, la dovremmo lasciar libera di pisciare sui monumenti dell’abitudine e del potere, e dell’assenza di generosità. E la dovremmo lasciar libera di ballare con le musiche più strane che possano essere cantate.
Di quella libertà, ha bisogno l’amore. L’amore chiede che l’altro sia libero, d’innamorarsi ogni giorno, e ogni giorno di più, certe volte, talmente di più, che sarebbe come se un giorno valesse tre. Ma libero anche d’andar via, senza far male, se possibile. O facendo meno male possibile. Perchè la libertà d’amare, serve ad amare con sincerità e senza obbligo, e senza chiese. E amare liberamente, bisogna di coraggio; lo stesso coraggio che ci vuole quando si dichiari, d’amare, e si vinca la paura di sbagliare, d’esser troppo poco.
E si è liberi, quando s’accetta un rifiuto, e lo si rispetta. Pure se fa male. S’è più liberi, allora, e si può trovare la forza di ricominciare. Altrimenti ci si spegne, pure quando si fa finta d’essere accesi.
Quanto è bello aver bisogno d’amare una persona libera, che t’ami. Perché quella persona t’è dentro presente ovunque, come il bisogno di vento che hanno le foglie d’un albero, per sussurrare ai rami, che è la stessa, la linfa che li nutre: rami e foglie. Lui e lei, lei e lei. Lui e lui.
Quanto spaventa la libertà, chi solo calpestando gli altri pensi d’esser vivo. Si rassicuri, vive la stessa vita del parassita, finché qualcuno non s’accorga che pesa e basta, e se ne sbarazzi con un solo gesto della mano. E’ quello che succederà ai tiranni, ai padroni delle filande, agli egoisti patologici e ai coglioni d’ogni età e d’ogni sesso. Per quanta sofferenza possano dare, nessuno può spegnare l’umana libertà, di pensare, scegliere ed essere; dubitare e cercare. E amare.
Quanto, abbiamo bisogno di ragione.
Per vincere le malattie e la fame, innanzi tutto di scienza, e di ragione abbiamo bisogno. E chi non ascolti il metodo scientifico, e la ragione, resti da solo, o da sola, nel suo deserto buio e popolato di fantasmi. Non ce ne dovrebbe fregar nulla, di costoro. Nemmeno di curarli.
Restate col vostro dio, adoratori della morte, e moriteci insieme, quando vi toccherà. Non ci sono lacrime, per voi.
Di ragione che non consola, abbiamo bisogno, ma che sola ci renda degni di essere, e da essa proviene tutta l’umana dignità. Niente escluso. Quella ragione che provi a spiegare e a render conto, e a far di conto. Quella ragione che ceda il passo alle emozioni belle e ai sentimenti positivi, perché sa di non diminuirsi, se piange, o se ride o se ama, anche senz’essere riamata.
Quella ragione che usiamo quando cerchiamo le parole per dire tutto l’amore che ci brucia dentro, e non ci riusciamo, perché il fuoco è inestinguibile, e ha bisogno di bruciare tutto e noi stessi perfino, per conservarsi.
Quella ragione che sola, può comprendere le ragioni degli altri e aiutarci a parlare. Di quella ragione abbiamo bisogno, per compiere il nostro viaggio senza uso della forza, e per ragionare delle stelle, e delle forze e della consapevolezza di noi stessi che unici ci rende su questo pianeta blu perso nell’infinitamente ragionevole.
E di ragioni abbiamo bisogno per camminare ogni giorno, mentre ragioniamo sulla fine nostra, e di quelli che amiamo, cui non dobbiamo rassegnarci, ma nemmeno ammattirci, perché il dolore non deve vincere mai sulla possibilità.
E anche di ridere e sorridere, abbiamo bisogno.
Perché vogliamo veder luminare il mondo, gli occhi di chi amiamo, mentre s’accendono di gioia e felicità e divertimento. E rendono così leggero il passo, e le carezze e il far l’amore. E il gioco.
Difficile è riuscire a far ridere col solletico dell’intelligenza e dell’amore, ma somiglia al trarre la forma dalla pietra e la sostanza dagli oli di una tavolozza, e la poesia dall’inchiostro di una seppia. E la luce dal buio d’un cinema. E somiglia all’aria che diventa musica, quando la matematica delle note batta lo stesso ritmo del cuore e della mente, e quando una torta di panna arrivi dritta nella faccia d’un prepotente.
Fateci caso, a quanto son tristi quelli, e quelle, che vogliono affondare gli altri, e a quanto suonano stridule e false le loro risate di forzati bulimici dell’egolatria. Tanto, quando cadono dal piedistallo, si ride di loro, e di loro si ride, quando un lercio piccione sovrappeso e con la diarrea, gli cachi sulla testa.
E della bocca amata che sorride, guardandoci, abbiamo bisogno, bisognissimo, anzi, certe volte come un randagio che abbia bisogno d’un tozzo di pane e d’un fiammifero che lo scaldi. E della bocca amata che ride felice, abbiamo bisogno; perché è guarita; perché insieme a noi immagina e vive il piacere.
Uomini liberi, donne libere, che ragionino e ridano, abbattono i confini e costruiscono ponti e tendono le mani, e abbracciano.
E non ci dispiace per gli altri.
Di tanto altro, ci sarebbe bisogno; ma il bisogno, quando è importante, è anche capace di limitarsi. Perchè domani può fare una strada nuova, o immaginare un nuovo sogno o volare cieli mai nuotati e navigare mari mai sazi di tempesta. E rinascere, quindi. Più bisogno di prima.