Facciamo, che siete tutti e quattro, o cinque, Segretari/e di Partito; subito, senza aspettare elezioni congressuali, ed in modo da poter affrontare immediatamente ogni tema dell’attualità politica.
Per un annetto, almeno, così imparate meglio cosa voglia dire lavorare insieme agli altri; valorizzare l’apporto di ciascuno; dividersi il lavoro secondo competenze ed inclinazioni, e non doversi occupare di tutto per forza, o per bulimia.
In televisione, ci andate a rotazione, così non vi viene la tentazione di firmare autografi, mentre invece a fare Assemblee in giro per l’Italia, ci andate tutti, così conoscete almeno un po’ i luoghi di cui spesso si parla solo quando crolla o s’inonda qualcosa, o quando muore un Lavoratore mentre sta su un’impalcatura. O quando la Magistratura non indaga come dovrebbe su nuove mafie e vecchie corruzioni riverniciate di fresco.
Frequentate insieme un po’ di corsi universitari in giro per l’Italia.
Per vedere come funziona materialmente quel che dovrebbe costruire il futuro, prendere appunti, e, magari, prepararvi per costruire qualcosa di meglio.
D’estate, invece che andare al mare negli stabilimenti balneari, le cui spiagge i Comuni, le Regioni, lo Stato regalano a quattro soldi spesso a figuri largamente discutibili, andate tutti insieme nelle spiagge libere. E provate a portar via la monnezza che l’incuria di tante e di tanti deposita sulla nostra pelle impunemente, e nell’indifferenza di quegli stessi soggetti istituzionali che i tratti di costa più belli li regalano, e gli altri, li ignorano.
Andate insieme nei musei, nelle pinacoteche, nelle biblioteche.
Non solo quelli più famosi. Ma anche gli altri, quelli più piccoli e nascosti, e spesso pieni di tesori sconosciuti. Allora immaginate, insieme, come usare le nuove tecnologie per diffonderne la conoscenza, e per farli diventare luoghi di scuola, non barbosa o nozionistica, ma viva, che faccia venire voglia alle bambine e ai bambini di far meglio di quello che i nostri antenati ci hanno lasciato, e di conservare e rendere più visibili, tutte le cose belle che abbiamo, spesso nascoste e impolverate.
Comprate il biglietto, insieme, e insieme andate nelle curve degli stadi di calcio, in giro per l’Italia. Lasciate perdere i capoccioni, quelli che dirigono i cori. E parlate invece con quegli altri. Fatevi spiegare perché stanno lì, e perché cantano, e anche cosa fanno durante il resto della settimana. Magari vi viene in mente qualche idea per dare più sportività alla loro vita, e offrirgli anche altre occasioni di divertimento, magari qualcuna che preveda anche la partecipazione dei loro pensieri, a quel che fanno. E magari vi viene anche qualche idea, per trasformare problemi di ordine pubblico, e di cattiva gestione dello sport, in opportunità di migliorare la trasparenza nel calcio con meccanismi che rendano possibile per ogni squadra, competere davvero ai massimi livelli, e non solo rubare soldi dal Bilancio dello Stato per spalmare i loro debiti e le loro malversazioni, sulle spalle di chi campa con la pensione minima, e ci fa anche i regali al nipote.
Quando è estate, nei giorni che i telegiornali definiscono da “bollino nero”, per gli spostamenti verso le località turistiche, mettetevi in autostrada, e fermatevi ad ogni autogrill. Guardate le persone, e parlate con loro. Chiedete loro dove vanno, dove alloggeranno, quanto spenderanno. E cosa vorrebbero trovare, e se vogliano imparare qualcosa, dal loro viaggio, o dove vogliano divertirsi. E provate ad immaginare di offrire loro, anche occasioni di conoscenza, mari e boschi puliti, territori curati, senza abusivismi edilizi e commerciali; senza speculazioni nei ristoranti o negli alberghi. E provate a non pensare, che ci siano vacanze adatte a chi abbia cultura, e vacanze adatte solo a chi voglia fare caciara; ma provate invece ad immaginare come mischiare le possibilità.
E poi, invece, nei giorni di lavoro, insieme, sempre insieme, salite sui treni dei pendolari, o sugli autobus che portano nelle grandi città. E guardate come si viaggia, e chiedete, alle persone dove stanno andando, e a far cosa, e ascoltate, se magari vi chiedano più corse, o treni migliori e più sicuri. E fate lo stesso in città, andando in metropolitana, insieme. A Roma, a Milano, a Napoli, e parlate con quelli che ci lavorano, nella metropolitana, e anche con quelli che pagano il biglietto. Sentite la musica di quelli che suonano la fisarmonica nei vagoni chiedendo l’elemosina, e chiedete loro da dove vengono, e se sia possibile, e come, vivere anche diversamente. E magari fatevi un giro in autobus, quando gli studenti vanno a scuola, e chiedete loro se con più corse, potrebbero sedersi, invece di star pigiati in piedi. E chiedete alle studentesse quante di loro si sentono addosso le mani di altri, mentre stanno pressate in piedi sul bus delle otto del mattino.
Poi, andate a far spesa, insieme.
Entrate in un supermercato dentro un grande centro commerciale, e chiedete alle persone che lavorano lì dentro, che turni fanno, e se conoscono qualcuno dei Lavoratori delle cooperative che, la notte, scaricano i TIR nei magazzini, e riempiono gli scaffali di merce. Poi, guardate le persone che fanno la spesa. E andate a parlare, con quelli che hanno il carrello pieno della spesa settimanale, e quelli che hanno un cestino con dentro due o tre cose, perché di più, non si possono permettere. E chiedete loro cosa compravano, coi loro stipendi, o con le loro pensioni, venticinque anni fa, o dieci anni fa, o tre anni fa. E fate lo stesso percorso dentro qualche “hard discount”. E poi andate in giro, per qualche paese, o nelle periferie delle città, ed entrate nelle salumerie, nelle macellerie, nei negozi di alimentari e del pane. E chiedete a quei commercianti come fanno a reggere la concorrenza della grande distribuzione, e, caso mai, iniziate ad immaginare che i piccoli produttori, potrebbero distribuire il loro prodotto nel piccolo commercio, con un sistema fiscale favorevole, che farebbe bene ai commercianti, ai consumatori, ai contadini e allevatori, e, se adeguatamente sostenuto, magari anche all’ambiente.
E infine, magari, immaginate come un sistema di Fondi Comuni di Investimento, magari insieme alla Cassa Depositi e Prestiti, possa sostenere i grandi marchi italiani dell’Alimentare, compresi quelli che sono stati venduti all’estero e che potrebbero anche tornare italiani.
Dividetevi, invece, e andate vedere, a turno e a rotazione, cosa accade davvero in un Tribunale Civile; in un Tribunale Penale; in un Tribunale Amministrativo, o da un Giudice di Pace. Poi, ognuno di voi racconta agli altri la propria esperienza, e comincia a discuterla con gli Operatori del Settore e i Magistrati. Magari si può costruire una proposta di funzionamento della legge, che consenta ad un normale cittadino di difendersi davvero, dalle Poste, dalle Assicurazioni, dalle Autostrade, dai Gestori della Telefonia, del Gas, dell’Elettricità, dell’Acqua, dalle Banche etc. e non come oggi, che siamo tutti solo vittime della sproporzione di poteri.
Magari provate a scegliere di semplificare le Leggi e costruite grandi Codici di Diritto nei vari settori. Magari immaginate un sistema per far pagare davvero il prezzo dei loro reati a tutti i “Colletti Bianchi”, a chi riveste incarichi politici, a chi esercita poteri nei Consigli d’Amministrazione, naturalmente dopo un processo equo e veloce, che si chiuda dopo soli due gradi di giudizio, nel corso dei quali si sia considerati innocenti fino a sentenza finale, ma, in caso di condanna in Primo Grado, sospesi da tutte le responsabilità pubbliche. E concedete il ricorso in Cassazione, solo quando una Magistratura terza, accerti autonomamente che nei due gradi di giudizio sia avvenuto qualcosa che ha stravolto la Giustizia e il rispetto della Legge.
E potete affidare alla Corte dei Conti anche il compito di redigere i Bandi di Gara per gli Appalti Pubblici, e costruire un organismo terzo di controllo dei lavori, per il rispetto di tempi e dei progetti approvati, senza ribassi dei prezzi, ma con premi per le imprese che rispettano i termini contrattuali e sanzioni per chi invece faccia il furbo, stabilendo, sin dal principio, che i lavori non si bloccano, se si faccia ricorso contro l’esito della gara, ma che chi vinca, o perda nel processo, si veda pagato quanto gli spetterebbe se avesse vinto l’appalto, e debba pagare per l’intera opera, se perde.
Potete provare a fare insieme l’elenco dei conflitti d’interesse esistenti nel sistema ad ogni livello, e a sbrogliare la matassa. Perchè il Mercato, dicono, funziona se è trasparente e se tutti sono messi in grado di concorrere sulla base delle stesse opportunità.
E potete anche farvi assumere, tutti e quattro, o cinque, per un mese, almeno, in un ristorante, in una fabbrica, in una ditta di trasporti, in un fast food, in un cantiere edile e in un campo di pomodori, per provare ad immaginare cosa significhi vivere, ogni volta, con un contratto che dura un mese, e provare a cercare di capire cosa fare il mese dopo; e questa stessa ottica, vale per le Partite IVA quelle che esistono solo perché in questo modo ci sono cooperative che prendono appalti di servizi dallo Stato, o dagli Enti Locali, o imprese che chiedono alle persone di essere rappresentanti di prodotti o di servizi, o di gestire in proprio intere funzioni aziendali.
Per le partite IVA dei Professionisti, forse sarebbe il caso di immaginare un intervento che rompa le corporazioni, quelle dei taxisti compresi, stabilisca cosa possa essere un Giusto Compenso, abbatta le barriere d’ingresso, ma richieda che chi debba qualificarsi in un certo modo ( idraulico, ad esempio ), debba soddisfare certi standard, e immagini un sistema di tassazione semplificato, ma senza trasformare ogni cosa in bene d’impresa, e con aliquote fiscali sostenibili, e sanzioni vere ed efficaci, per chi evade facendo concorrenza sleale agli altri, sospendendolo in primo luogo dall’esercizio dell’attività, e premiando, chi è corretto e fedele.
E poi, mettetevi in fila al Centro Unico Prenotazioni della ASL.
Chiedetevi perché nei rapporti tra ASL e cittadini, la tecnologia spesso non esiste, e non sia possibile prenotare niente, da casa. Chiedetevi cosa significa avere poche risorse economiche, ed avere la necessità di un esame salvavita urgente: una TAC, un ecodoppler, un elettrocardiogramma da sforzo, una mammografia, un esame dei nei o una colonscopia. Chiedetevi cosa significa aver bisogno di terapie riabilitative per malattie croniche e magari degenerative e non potersi permettere di pagare servizi privati; chiedetevi cosa significhi vivere in un paese a trenta, o quaranta chilometri di distanza, da percorrere attraverso strade di montagna, o provinciali trafficatissime e dissestate, dal più vicino Pronto Soccorso.
E magari cercate di immaginare un sistema che alleggerisca le ASL dai costi indiretti ( amministrativi in primo luogo ), e consenta seri investimenti sulle professionalità, sulla medicina di prossimità e territoriale, sulla prevenzione ad ogni livello e sulla esclusività della prestazione, anche attraverso una corretta politica salariale, che sterilizzi una volta per tutte le rendite di posizione, e premi invece i risultati terapeutici e le relazioni con il paziente.
La Sanità deve cessare di essere, ad ogni livello, un centro di potere e di gestione di risorse ingenti senza controllo, e divenire il motore a servizio della Salute pubblica.
E poi, andate in giro per gli Enti Locali italiani.
Non ci serve una presunta autonomia che maschera solo la volontà delle Regioni più grandi e ricche di non esercitare alcuna solidarietà nei confronti di quelle più piccole e povere. E non ci serve questa frammentazione dei poteri che da trenta anni distrugge ogni possibilità di immaginare traiettorie di sviluppo credibili, e armonicamente ai vari livelli perseguite. Non ci serve uno statuto di Regione Speciale, se questo significa solo accumulare debito pubblico infinito, senza che mai risponda delle conseguenze di quel debito, chi lo crea.
Servirebbe invece un sistema di Enti Locali che discuta, tra poteri e territori diversi, in tempi certi, e con decisioni vincolanti, una certa strada di investimento, o di tutela, stabilendo, a priori, il livello di competenza territoriale primaria su materie, mai concorrenti, ma sempre da concordare tra Enti, che non possono più essere usati, come armi politiche, puntate contro livelli diversi, a seconda del colore politico che si rappresenti. Le Province andrebbero definitivamente abolite, così come le Regioni, in favore invece di organismi di coordinamento amministrativo, ricchi di competenze professionali e capaci di assicurare coordinate e unitarie azioni di governo del Territorio, anche in relazione con l’Unione Europa e lo Stato Italiano.
In generale, i Segretari, dovrebbero cercare interlocuzioni approfondite, con gli operatori della Cultura: teatri, cinema, televisione e mezzi di comunicazione di massa, social network compresi, intellettuali. Dovrebbero discutere con le Associazioni di Volontariato e con il Terzo Settore. Dovrebbero interloquire col Sindacato, e con l’associazionismo d’impresa. E anche con gli Ordini professionali. Dovrebbero discutere con i custodi delle aree protette e dei grandi beni artistici del Paese.
E dovrebbero fare delle gite, anche, traversando quelli che una volta erano fiumi e montagne ricche di ghiacciai, per accorgersi che esiste una emergenza acqua in Italia. Per accorgersi che le nostre acque sono troppo spesso discariche lerce, o distese di pietre seccate dal sole. E dovrebbero elaborare una strategia, perché dopo le guerre per l’energia, non s’apra anche una guerra per poter bere, che sarebbe di gran lunga più feroce e spietata.
Dovrebbero, infine, immaginare un sistema fiscale che non produca, come risultato ultimo, che una famiglia italiana sia esclusa dagli asili nido, o dalle case popolari, o dalla Sanità gratuita, perché vince un evasore fiscale, o un cittadino originario d’altri paesi, la cui cultura, sin qui, non l’abbia educato/a a comprendere che è irresponsabile mettere al mondo dei figli, quando le donne siano sottomesse, o non si abbiano sufficienti risorse materiali per mantenerli. Sciogliere queste contraddizioni, è decisivo per costruire reali condizioni di integrazione e dialogo reciproco, e per allargare la sfera dei diritti individuali della persona. Altrimenti c’è solo il regresso e il conflitto tra deboli, mentre i forti utilizzano quel conflitto per mantenere il proprio smisurato, e ingiustificato potere.
Queste sono solo alcune delle cose che potrebbero/dovrebbero esser fatte, per ridare voce e dignità all’Italia; al suo mare, alla sua montagna, alla sua campagna e alle sue città che siano centri di sviluppo e di vita, e non luoghi di speculazione ed esclusione sociale. Queste sono solo alcune delle necessità impellenti per ridare fiato alla Democrazia, contro chi vuole chiuderne gli spazi.
E poi, solo poi, dovrebbero provare a far sintesi.
E, una volta fatta la sintesi, dovrebbero iniziare a confrontare quella sintesi con grandi assemblee territoriali, di iscritti, e anche di elettori ed elettrici, che possano esprimere un loro parere, e un loro voto, pur se non vincolante come quello degli iscritti.
Magari s’accorgerebbero che, a quel punto, tra loro, qualcuno s’è individuato più adatto di altri, a dirigere, pur se dentro un lavoro svolto insieme, e non servirebbero elezioni primarie che somigliano tanto al modo con il quale un Partito perverte sé stesso in un Comitato Elettorale permanente.
Non si dovrebbe mai correre il rischio di essere la mosca cocchiera della favola di Lafontaine, e figurare come chi possa vantarsi d’indicare strade infallibili, o come chi possa intestarsi risultati non propri.
Però, c’è una cosa che forse vale la pena sottolineare.
La strada percorsa sin qui, dal Centrosinistra, e dalla Sinistra, ha prodotto i risultati di oggi.
E’ difficile pensare che, ripercorrendo la stessa strada, con le stesse modalità, si possano ottenere risultati diversi.
Alcuni vecchi pensatori dicevano che erano le condizioni storiche, a produrre determinati risultati, e solo quei risultati. I segnali, confluiscono tutti nella possibilità della fine di una esperienza storica in Italia. Ed il fatto drammatico, non è che siano venute meno le ragioni e le idealità che quella esperienza storica metteva alla base del proprio operare; semmai anzi, se ne avverte la necessità di un approfondimento e di una ulteriore ricerca, in quella direzione: nella direzione della Eguaglianza, della Libertà, della Fraternità.
Ad esser venuta meno, sembra la capacità di rappresentarle.
E forse, il problema, è soggettivo.