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Piccola fenomenologia del “venduto”.

Dic 20, 2022 | 2022, Commenti

Molta parte della storia umana, s’è svolta, e si svolge tuttora, nei mercati, e attraverso le relazioni che si creano, nei mercati.

Dai mercati dell’antichità, ai mercati tecnologici e virtuali delle attuali Borse valori.

Talvolta, nei mercati, si vendevano anche gli uomini, e le donne, come schiavi. La schiavitù non era una scelta per chi era venduto; fosse egli prigioniero di guerra, o africano appena sceso dalle navi negriere nei porti delle Americhe.

Se dovessimo immaginare, oggi, una definizione di “uomo venduto”, non andremmo a cercare lontano nella storia, e, sicuramente, non cercheremmo tra coloro i quali furono venduti loro malgrado, e destinati, spesso a vite brevi e vittime di drammatiche crudeltà.

Oggi, essere un “uomo venduto”, è una scelta volontaria.

Il corrotto, è un venduto, ad esempio. Sia esso di sesso maschile, che femminile.

La corruzione può avere molteplici forme. Ma trova sempre la sua ragion d’essere, nella ricerca di un ingiusto vantaggio – per il quale si sia disponibile ad offrire nascostamente denaro o servizi, o entrambe – finalizzato ad avere a propria disposizione un ufficio, pubblico in genere, che dovrebbe essere caratterizzato invece, nel suo agire, da imparzialità e rispetto delle Leggi.

L’idea che qualcuno possa farsi corrompere, suggerisce che l’uomo, a pieno titolo, sia divenuto una merce, acquistabile, o noleggiabile alla bisogna, e che non vi sia limite alcuno al potere del denaro ( o dei suoi succedanei ).

Tutto, diviene, ed è, mercato.

Un soggetto va al mercato e compra un uomo; non i suoi servizi, o il suo lavoro: per questo, ci sono le relazioni professionali, o i rapporti di lavoro; ma proprio la persona, che decide perciò, di fare, o di non fare, quel che normalmente ci si aspetti da lei.

Il Presidente della FIFA, l’organismo mondiale che dirige il gioco del calcio ha dichiarato, nella sostanza, di non essere interessato a qualcosa che abbia a che vedere con i diritti civili delle persone, o dei lavoratori ( morti in numero imprecisato nell’edificazione di stadi che saranno poi smontati perché divenuti immediatamente inutili); ma d’essere invece solo interessato a chi debba guardarsi una partita di calcio. Ed ha obbligato i suoi tesserati a tacere. E quasi tutti, hanno obbedito.

Abbiamo appena vissuto un Campionato del Mondo di calcio, sotto lo sguardo di tutto il pianeta, per il quale sono stati investiti ingentissimi capitali, in ogni direzione. E, salvo rarissime eccezioni, nessuno ha avuto nulla da dire sulla opportunità di tacere delle contraddizioni che quella manifestazione, in quel luogo, faceva nascere.

Spesso, nella storia, manifestazioni sportive si sono svolte in paesi governati da dittature, più o meno oscene. Talvolta si è discusso dell’opportunità di partecipare a quelle competizioni sportive; altre volte si è sollevata una sorta di “extraterritorialità” dello sport, rispetto ad ogni altro tipo di considerazione, magari rifacendosi ad un mitico spirito olimpico che consentiva di interrompere ogni guerra, nel periodo in cui si sarebbero disputati i Giochi Olimpici, nell’Antica Grecia, la cui sacralità aveva, comunque, una forte impronta di carattere religioso.

Quando non si sia voluto discutere di politica, ci si è invariabilmente appellati ad una presunta neutralità dello sport.

Esiste invece, ed è esistito, un conflitto tra lo svolgersi di una manifestazione sportiva ed il contesto, in cui quella manifestazione si è svolta, e quasi sempre le vittorie sportive, o le sconfitte, hanno avuto fortissime valenze politiche. Moltissimi, potrebbero essere gli esempi.

La strumentalizzazione di un evento sportivo, per ragioni le più diverse, è la regola, piuttosto che l’eccezione, soprattutto quando scendono in campo le formazioni nazionali di uno sport, e, a maggior ragione, dello sport più popolare al mondo, come il calcio.

E si dovrebbe sempre avere il coraggio di porre i problemi. Ed invece abbiamo assistito ad una lunga parentesi di tempo in cui ogni italiano, che strumentalmente, parla di sottomissione delle donne nel mondo islamico, si è tranquillamente seduto sul divano, con la sua birra in mano, a guardare una partita svolta in uno stadio, dove le donne del Paese organizzatore devono sottostare alla Sharia. Per non parlare della televisione di Stato, il cui unico acuto, è stato discutere della liceità di un telecronista ad andare sopra le righe nel racconto di una partita.

La prima strumentalizzazione, oggi, è di carattere commerciale. Un evento come il campionato mondiale di calcio catalizza l’attenzione di miliardi di persone nel mondo, ed i marchi commerciali, multinazionali e nazionali, sono interessati ad essere presenti, e visibili, e pagano per questo, profumatamente, anche, e condizionano lo svolgersi stesso, dell’evento.

Ma anche la politica è interessata a farsi vedere in una situazione in cui può dimostrare, gratuitamente, il proprio attaccamento ai colori nazionali; tanto più quando si vinca. Al termine della finale dei mondiali di calcio, il Presidente Francese Macron, più volte è stato inquadrato mentre diceva delle parole al giocatore Mbappè, dimostrando vicinanza, nella sconfitta, nei confronti del calciatore più rappresentativo della sua nazionale: un ottimo esercizio di comunicazione, se magari il calciatore lo avesse, almeno una sola volta, guardato in volto e risposto.

L’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, si è mostrato al suo popolo, al popolo di tutti i paesi arabi collegati, all’intero mondo, come il padrone di casa che ha invitato tutti ad una cena assai sfarzosa. Una cena alla quale non sono ammesse le donne: nelle immagini televisive, all’unica donna facente parte lo staff arbitrale della partita, durante la cerimonia di premiazione, egli non ha stretto la mano, come ha fatto con i suoi colleghi maschi, ma ha offerto una “amichevole” stretta sulla spalla.

Una cena cui era invitato un ospite davvero speciale: il miglior giocatore del Campionato del Mondo di Calcio, Lionel Messi, suo dipendente peraltro nella squadra di calcio di sua proprietà: il Paris Saint Germain, e che egli ha incoronato con un capo d’abbigliamento tradizionale che ne sottolineava l’importanza simbolica, e che Lionel Messi ha indossato, poiché non poteva far altro. Forse. Ma che ha simboleggiato anche l’adesione ideale, sia pure comprata dai soldi spesi per l’occasione, ad un mondo intero di valori, francamente non tutti accettabili.

Anche l’altro campione, Kylian Mbappè, quello sconfitto stavolta, pur se autore di tre reti durante i tempi regolamentari, e ancora di un altro calcio di rigore nella fase di spareggio finale, è un dipendente dell’emiro, sempre nella squadra del Paris Saint Germain.

D’altra parte, al fianco dell’emiro, c’era proprio il Presidente della Repubblica Francese, ed accanto a lui, il presidente della FIFA, quello per il quale è scortese, quando si sia invitati ad una cena di gala, far notare che la libertà di essere; la dignità del proprio lavoro; la parità tra uomo e donna e la pari dignità per ogni orientamento sessuale, non dovrebbero essere valori negoziabili, o nascondibili per evitare di far arrabbiare il padrone di casa pagante.

Nel calcio, ormai, non vi è più quasi nulla, che non sia negoziabile.

Il Governo italiano discute una norma che dovrebbe risolvere i problemi delle società italiane di calcio, su un piano finanziario, mentre alcune importanti società calcistiche, procedono ad autonomi aggiustamenti di bilancio; arte in cui sono esperte tantissime imprese italiane di ogni settore, per le quali il Governo si batte per una pace fiscale il cui obiettivo certo, non è dimostrare che il sistema fiscale italiano si sia venduto all’iniquità, bensì semplicemente che è in piena sintonia con i tempi furbi che corrono.

Quasi da solo Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, nel silenzio pressochè assoluto delle Associazioni dei Calciatori, degli Allenatori, o delle consorterie di tifosi, spesso impegnate a vendere la loro prepotenza, insieme a dosi massicce di stupefacenti ed intimidazioni, sostiene che si giochi troppo, al calcio. Un giocatore degli anni ‘60, che partecipasse ad un intero campionato di calcio, alle coppe europee fino alla finale, e fosse convocato dalla Nazionale del proprio paese, giocava circa 40-45 partite in un anno. Un giocatore, oggi, tra quelli di alto livello, non disputa meno di 70-75 partite in un anno, con enormi rischi sul piano degli infortuni, e con rendimenti necessariamente altalenanti per la gran copia d’energia sempre spesa. Ma, evidentemente, ha il suo tornaconto, nel tacere.

Magari qualcuno si occuperà di approfondire i modi attraverso i quali è stata assunta la decisione di disputare il Campionato del Mondo di calcio in Qatar, ma i recenti arresti di membri ed ex membri del Parlamento Europeo, raccontano che è possibile vendere la propria influenza, più o meno grande che sia, per costruire un ambiente favorevole alle proposte di affari di questo o quel soggetto politico, o imprenditoriale, o, addirittura, statuale. Sembra, che uno Stato si accorga che importanti membri del Parlamento Europeo siano in vendita, e li acquista, senza rilasciare fattura, o pagare con carta di credito. Certe immagini televisive di mazzette di soldi impilate, fanno impallidire le compravendite cui Paperon de’ Paperoni ci aveva abituato.

La politica estera trasformata in un giro, fruttuoso, al mercato delle occasioni.

E, è bene dirlo, sembra che ad essere acquistati, siano stati alcuni componenti della famiglia del Socialismo europeo.

C’erano persone, in Italia, che, volontariamente, ogni domenica si alzavano al mattino, passavano dalla Federazione del Partito, e prendevano un certo numero di copie del giornale di Partito, che andavano a vendere in mezzo alla strada, o bussando a casa delle persone ( quasi peggio dei Testimoni di Geova… ); c’erano persone che passavano le proprie ferie estive a tirar su tendoni e a cucinare gratuitamente per le Feste del loro Partito, aperte a tutti e per le quali, al massimo, si vendevano dei biglietti di Lotteria per autofinanziamento.

Guardare le immagini dei soldi ritrovati in casa di un ex Segretario della CGIL, di una delle più importanti sedi sindacali d’Europa, come Milano, a quelle persone, deve aver fatto molto, ma molto male, e magari le ha convinte definitivamente che andare a votare è proprio inutile, visto che la vergogna che si prova, è tanto più cocente, quanto più la si metta a confronto con una propria vita, e una propria militanza, fatta di sacrifici veri e rigore morale.

Ma il denaro, condivide col potere l’idea che ogni persona abbia un prezzo, e non c’è limite, al mercato.

In tanta parte della Sinistra, poi, è da tempo invalsa una regola molto precisa, secondo la quale tutto, si può fare, purché sia quella parte della Sinistra a farlo, perché allora, e solo allora,  diventa giusto. E allora si fabbricano meravigliose acrobazie verbali per cementificare le città e asfaltare i monti, o per conservare concessioni pubbliche a quattro soldi nelle mani di pochi monopolisti, o per precarizzare il lavoro in nome di una modernità che serve solo ad abbassare gli stipendi delle persone e a farle sfruttare di più e meglio; e anche per giustificare guerre incomprensibili. E questa regola può valere solo quando la selezione del gruppo dirigente avviene sulla base del criterio di fedeltà o convenienza, e chi assuma un ruolo di guida, sia semplicemente qualcuno il cui compito preminente è premiare i fedeli e cacciare i critici. Allora non ci si può stupire che dall’interno atrofizzato, non si percepisca più la puzza della compravendita, e arrivino sempre prima i giornalisti a denunciare, o le Forze dell’Ordine ad arrestare, talvolta magari su suggerimenti interessati.

L’Europa, che concepisce sé stessa solo come Mercato Unico, non può stupirsi d’essere un unico mercato, e di restare incapace di prendere decisioni che la liberino dalla puzza dei soldi dei Paesi autoritari, che, tranquillamente comprano le sue aziende migliori ( nel calcio italiano, ad esempio, Inter e Milan sono due squadre cinesi ), e vendono il proprio petrolio e il proprio gas. E non può certo presentarsi alla ribalta del mondo, proclamando la superiorità dei propri principi, in tema di Democrazia, o di Diritti Civili, se poi li vende così tranquillamente al mercato dei profitti e del potere. O se poi costruisce, con il rialzo dei tassi d’interesse, la base materiale per un ulteriore impoverimento dei suoi cittadini martoriati dall’inflazione, in favore di quelli che già sono ricchi e potenti, e prepotenti, predicando l’Eguaglianza, e praticando lo sfruttamento e l’emarginazione non solo dei suoi ceti più deboli, ma anche di quelli che non possono evadere le tasse.

Diventa parecchio difficile, allora, individuare con precisione chi, o cosa sia, la persona che si vende.

Ma non si può rinunciare a cercare invece un’altra strada.

Molte partite del Campionato Mondiale di calcio, e più di tutte la Finale forse, hanno mostrato che il gioco, la voglia di competere secondo regole uguali per tutti, il talento, la fantasia, e la determinazione, l’aiuto e il sostegno reciproco ed il lavoro duro per allenare sé stessi insieme agli altri, possono produrre bellezza e divertimento; strafalcioni persino e qualche furbata che andrebbe duramente sanzionata, in nome di una sportività che talvolta ha visto avversari abbracciarsi, e ciascuno pregare il proprio Dio senza per questo impedire agli altri di fare lo stesso.

Non c’è da illudersi che queste possano essere le regole che governeranno il mondo.

Ma di certo, il mondo che vogliamo, dovrebbe essere tolto dalle mani di quelli che lo governano ora, e che hanno una spiccata attitudine a comprare e a vendersi.

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