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Caos

Ott 11, 2022 | 2022, Istantanee

“ La forza titanica che sta conducendo il mondo sempre più profondamente nel caos, è la paura. Tale paura, non solo è viva e forte, ma viene costantemente nutrita da atti di terrore da una parte, e da risposte sproporzionate, dall’altra. Ma le sue radici affondano nell’economia della globalizzazione, e non nella politica. La paura è una conseguenza inevitabile della rapida crescita dell’interdipendenza economica, che è stata causata dalla globalizzazione del capitalismo…

…non stupisce che la politica sia nuovamente divenuta schiava dell’economia. La forza che spinge verso la transnazionalizzazione della produzione è la competizione. Le grandi aziende transnazionali pertanto hanno, non solo l’esigenza di spostare la produzione nei luoghi in cui i salari sono più bassi, ma devono anche assicurarsi che ci sia il minor numero di ostacoli possibile all’efficienza della produzione…

…il ricorso alla coercizione al fine di abbattere le barriere delle economie nazionali ha condotto senza soluzione di continuità, al suo utilizzo anche per ottenere – oppure, ove possibile, per bloccare – le trasformazioni politiche necessarie nei paesi ospiti…

…affinchè la globalizzazione possa procedere senza ostacoli, tutte le nazioni dovranno alla fine divenire parte di un singolo sistema integrato di commercializzazione e produzione industriale. Ciò richiede non solo che il disordine scatenato dalla fine della guerra fredda sia posto sotto controllo il più rapidamente possibile, ma anche che ciò avvenga senza restaurare la sovranità dello Stato nazione. ”

Si tratta di alcuni passi del capitolo finale del libro “ Il caos prossimo venturo”, pubblicato in Italia nel 2007, e scritto da Prem Shankar Jha, giornalista, collaboratore del Primo Ministro indiano V.P. Singh e docente universitario negli Stati Uniti d’America.

Nel 2007, mentre era al Governo l’Ulivo, con Romano Prodi Presidente del Consiglio dei Ministri, nasceva il Partito Democratico, a guida Walter Veltroni che, l’anno dopo, nel 2008, avrebbe perso le Elezioni contro Silvio Berlusconi.

Nel 2007, esplode negli Usa, la crisi dei mutui subprime, che avrebbe prodotto l’anno dopo una crisi finanziaria, dai cui effetti, ancora oggi, non siamo tornati indietro.

Sempre nel 2007, la Cina riconosce ufficialmente il diritto alla proprietà privata, e la Apple presenta il primo cellulare “touch screen”.

Il 2007 fa registrare in Italia la temperatura più alta mai segnalata da una stazione meteorologica: 47 gradi centigradi a Foggia, e Beppe Grillo propone nelle piazze per la prima volta il suo Vaffa-day.

La conferenza mondiale sul clima di Bali, si conclude con l’impegno a trovare il modo, entro i successivi due anni, per arrivare ad un Accordo che riveda gli obiettivi fissati dal cosiddetto protocollo di Kyoto nel 1997, e mai raggiunti.

Putin, in Russia, vince elezioni politiche caratterizzate da continue violenze e minacce ai danni delle opposizioni.

Verrebbe da chiedersi, a distanza di 15 anni, riguardo coloro i quali fanno politica ancora oggi da allora, quali libri abbiano letto, o se ne abbiano letti, e se, oggi, siano divenuti invece capaci di trarre indicazioni, dagli avvenimenti che stanno accadendo sotto i loro occhi.

E’ difficile, in verità, immaginare, guardando alla propria contemporaneità, cosa sia capace di permanere e produrre conseguenze, magari anche importanti, e cosa invece resterà fermo, senza generare cambiamenti futuri.

Ma è drammatico vedere come, in questo 2022, in realtà, non ci sia quasi nessuno che si ponga le domande essenziali, se non forse i giovani di Fridays for Future.

I temi sollevati da Prem Shankar Jha, pur se perfettamente visibili oggi nelle loro devastanti implicazioni, restano drammaticamente nelle pagine di un libro senza aver trovato la forza di diventare elaborazione ed azione politica.

Continuando a leggere quel libro :

“per tutti, fatta eccezione per i pochi privilegiati che possiedono la maggior parte della ricchezza nelle nazioni industrializzate, il futuro è diventato totalmente imprevedibile e, pertanto, indescrivibilmente minaccioso. I giovani, in particolare, incapaci di pianificare il loro domani, hanno iniziato a vivere un presente senza fine. La storia viene dimenticata e la pianificazione del futuro perde ogni interesse…

…l’ordine westfaliano ( pace di Westfalia 1648 ) è ridotto a brandelli. I suoi principi fondanti – il rispetto della sovranità degli stati-nazione e la non ingerenza negli affari interni degli stati – sono oggi, perlopiù, violati…

…la loro necessità di sicurezza ( per le grandi aziende transnazionali ), ha pertanto creato le condizioni in cui potessero fiorire i regimi coercitivi e spiega perché i difensori della globalizzazione da un lato sostengono la democrazia, ma dall’altro salutano con favore i risultati economici dei regimi autoritari del sud est asiatico…

Già quindici anni fa, erano chiarissimi i temi che oggi producono una peculiare risposta generalizzata, di Destra, nel mondo, all’insicurezza e alla paura.

Le risposte di “centro-sinistra”, alla globalizzazione economica, che ha frontalmente attaccato i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; che ha deregolamentato il mercato del lavoro spingendo le persone a farsi concorrenza tra loro in ragione di salari sempre più bassi e condizioni sempre peggiori di sfruttamento; che ha attaccato duramente ogni forma di stato sociale e ridotto drasticamente l’intervento dello stato-nazione nell’economia, anche privatizzando settori strategici per le comunità; che sta indebolendo drasticamente ogni potere degli stati-nazione, anche attraverso massicci processi di de-localizzazione industriale, sono state e sono percepite da crescenti maggioranze di cittadini, in Europa e nel mondo, come risposte culturalmente subordinate a quella idea di globalizzazione, e, quindi, esse stesse responsabili di quei problemi che, a parole, dicevano invece di voler affrontare per restituire ai cittadini la possibilità di credere in un miglioramento delle proprie condizioni materiali e spirituali.

Per dirla in termini un po’ schematici, ma non lontanissimi dalla verità, fin quando il “centro-sinistra”, in ogni luogo del mondo, Italia compresa, non capirà che l’unica strada possibile per intervenire sulle diseguaglianze, sull’ingiustizia, sul disastro climatico e ambientale sarà quella di smettere di di percorrere la strada tracciata da chi ci ha portato esattamente a questa condizione, e cioè il capitalismo finanziario transnazionale deregolato e irresponsabile, esso sarà parte del problema, e non la risposta.

Tutti i tentativi sin qui esplorati dalle forze che si dicono progressiste, sono stati resi vani dall’accettazione, implicita, od esplicita, comunque nei fatti e nelle concrete politiche praticate, che è solo il Mercato, se messo in condizione di funzionare al suo massimo di efficienza e libertà, cioè esattamente come da almeno quattro decenni sta globalmente funzionando, a creare ricchezza e quindi, di per sé, a risolvere i problemi.

Problemi quindi, che si dice di voler risolvere attraverso gli stessi strumenti che li hanno creati e che, per questo negli ultimi quindici anni, da quel 2007 in cui è stato scritto il libro, si sono progressivamente aggravati, ovunque, producendo una risposta regressiva.

Le Destre oggi, titolari della risposta regressiva apparentemente maggioritaria, in molti Paesi del mondo, esaltano le virtù salvifiche del Mercato, ma, nello stesso tempo, indicano come responsabili delle diseguaglianze, dell’insicurezza e delle ingiustizie che il Mercato produce, gli stranieri da una parte, i Lavoratori tutelati dal Sindacato dall’altra, le elites culturali ed artistiche. E costruiscono una egemonia culturale, senza apparenti contraddizioni, attraverso l’uso spregiudicato e invasivo della tecnologia e delle infinite possibilità che, alle tecniche di marketing, sono concesse dall’ampiezza di disponibilità di dati personali che i cittadini oggi regalano ai social network.

E saldano questo quadro, ricorrendo alla antichissima tecnica ( come se fossimo ancora nell’anno 33 d.C. o nell’anno 1933 d.C. ) della ricerca e dell’indicazione del capro espiatorio, fornendo ai cittadini impauriti il colpevole della loro insicurezza in chi, a loro dire, attenti ai valori della famiglia tradizionale; metta in discussione il ruolo, che dovrebbe essere subordinato, delle donne; esalti, invece che reprimere, i comportamenti sessuali “ non naturali”; cerchi di nascondere il ruolo negativo e creatore di disordine, svolto in modo occulto da elites cosmopolite e da fantomatici poteri forti sul piano finanziario, sussurrandone l’origine ebraica; in chi si opponga al ritorno a forme arcaiche di fede religiosa.

Tutti questi elementi, tra loro potenzialmente confliggenti, se ci fosse qualcuno in grado di agire le contraddizioni che attraversano questi mondi e farle esplodere, si tengono insieme sul piano del consenso, perché le Destre non mettono mai in discussione, ed anzi difendono la libertà di consumo individuale e senza responsabilità.

Il consumo di suolo, o di fonti energetiche, o di ambiente, o di beni e servizi materiali ed immateriali, sempre espandibile e sempre privato di ogni controllo, è connotato come Libertà, e chiunque cerchi di porre una relazione tra consumo e sue conseguenze, è etichettato come “statalista”; “sfigato”, “represso”, “primitivo”, “pauperista”, “comunista”. Rientra cioè, nelle categorie dell’indicibile.

Quel libro indica delle vie d’uscita.

Esse parlano del rafforzamento delle istituzioni internazionali, le sole in grado di contenere e regolare la spinta globale di un capitalismo trasnazionale ed aggressivo, ma tali elementi di riflessione sono ovviamente estremamente difficili se, sono esattamente le grandi potenze, a partire dagli USA, ad indebolire ogni istituzione internazionale nata dopo il Secondo Conflitto Mondiale; e se invece, sempre più ci si voglia rinserrare dentro i propri confini nazionali, millantando una possibilità di intervento su temi globali, una “sovranità”, come si dice oggi, in realtà, del tutto illusoria.

Esse parlano di Pace e di multilateralismo.

Kirk Douglas, nel film “Orizzonti di gloria”, di Stanley Kubrick, impegnato a difendere dei soldati processati per presunta codardia, riporta la frase di un pensatore inglese, conservatore, della seconda metà del ‘700, Samuel Johnson: “ il patriottismo ( si riferiva a quello finto, di maniera, ostentato ), è l’ultimo rifugio delle canaglie”.

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